GELA – “Questo non è un post sui vaccini, ma un post sulla vita“, inizia così il pensiero dell’utente Facebook Evita, che ha ricordato con tanto dolore la scomparsa di una persona che non conosceva, ma che è diventata l’amica e l’insegnante di tutti nelle ultime ore: Zelia Guzzo, 37 anni, di Gela (Caltanissetta).
Si tratta della professoressa che, dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca, è stata ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta a causa di un’emorragia cerebrale. Ieri, purtroppo, la giovane insegnante è stata dichiarata in stato di morte cerebrale. Non resta che staccare “solo” le macchine che la tengono in vita artificialmente, non resta che stare in silenzio di fronte all’ennesima morte dopo l’inoculazione del farmaco AstraZeneca e aspettare gli esiti dell’autopsia.
Intanto, la Procura di Gela ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche e della documentazione riguardante il vaccino della giovane professoressa. Da segnalare che il farmaco somministrato non faceva parte del famoso lotto ABV2856 sequestrato dall’Aifa. Insomma, le indagini vanno avanti, ma il dolore resta. Il dolore di chi ha visto spezzare il sogno di una 37enne pronta a proteggere gli altri e se stessa, pronta ad assolvere il suo dovere, pronta a vaccinarsi per ritornare a una normalità ancora lontana. Una fatale casualità oppure un errore madornale (e se confermato inaccettabile) di chi ha prodotto quel lotto? Solo il tempo dirà la verità.
Quel che è certo è che Zelia Guzzo è andata via troppo presto. “Il sipario si è chiuso“, ha scritto la sopracitata utente con cui questo articolo si è aperto. Il messaggio di Evita è forte e non lascia spazio a banali complottismi, ma solo al ricordo di una giovane vita spezzata: “Zelia Guzzo, quando ha scelto di vaccinarsi, ha scelto di proteggersi e proteggere, ha scelto di fare il suo dovere, che non è banalmente scegliere tra pro vax e no vax, è decidere – con coscienza – quale direzione seguire e solo a quella rimanere fedele. Svegliarsi, andare, sperare, porgere il braccio e farsi inoculare la speranza. Probabilmente Zelia, 37 anni, ha solo pensato che vaccinarsi le avrebbe consentito di avvicinarsi un metro di più alla Vita. Non aveva immaginato che la sua Vita sarebbe andata in lockdown per sempre. Il sipario che si chiude. Questo non è un post sui vaccini. È un post sulla Vita. Ma il sipario si è chiuso“.
Toccante anche il messaggio di Alessandra. Anche lei non conosceva Zelia, ma ha sentito una fitta al cuore al momento della scomparsa: “Ad accertare le cause che hanno portato questa splendida donna, insegnante di Gela, a terminare il suo percorso, saranno gli approfondimenti dell’Aifa. Io posso solo portarne il dolore, insieme ai suoi cari, ai suoi amici, ai suoi alunni, a chi la conosceva e a chi, come me, pur non conoscendola ne è rimasto turbato. Non voglio parlare del Covid né tantomeno dei vaccini che continuo a ritenere l’unica via d’uscita per riconquistare la libertà perduta. Sento solo il bisogno di ricordare i volti che non ho conosciuto e ringraziarli per aver portato con loro anche la nostra sofferenza, il nostro dolore. Non sono stati martiri, non hanno combattuto in guerra, non hanno avuto la possibilità di lottare alla pari contro un nemico visibile all’occhio umano. Sono stati piccoli, piccolissimi, più invisibili dell’invisibile. Eppure la loro tenacia, il loro stupore, il loro senso di disorientamento e di solitudine, i loro sorrisi di speranza, sono stati e rimarranno la dimostrazione, forte e vigorosa, di quanto anche un piccolo granello di umano dolore possa nutrire un’intera umanità. Forse è questa la lezione, non so, forse anche il dolore oltre a meritare rispetto meriterebbe finalmente un primo podio“.
Dolore, rispetto e vita. È questo che persone comuni, che non conoscevano Zelia, chiedono. Il rispetto di chi non deve strumentalizzare la morte di una giovane donna per promuovere complotti, il dolore di chi ha conosciuto la professoressa, la vita, spezzata, della quale si deve parlare mettendo da parte il discorso vaccini. Zelia Guzzo è rimasta viva nei cuori anche di chi, probabilmente, non ha mai avuto il piacere di incontrarla e conoscerla.
Fonte foto Facebook – Hevel Bianucci