Gela, l’Eni non investe e i sindacati si mobilitano

Gela, l’Eni non investe e i sindacati si mobilitano

GELA – Ha vissuto per decenni grazie all’oro nero e ne ha pagato, alcune volte, conseguenze altissime sul piano ambientale e umano. Adesso a Gela, uno dei più importanti poli dell’industria chimica, si corre il rischio di dover dire addio all’Eni. La dirigenza del “cane a sei zampe” ha fatto dietrofront sul piano di investimenti annunciati lo scorso anno e non metterà sul piatto i circa 700 milioni di euro previsti.

Immediata la mobilitazione delle sigle sindacali che hanno subito convocato un tavolo  “per realizzare – recita la loro nota – una grande iniziativa nella quale lavoro, investimenti e sviluppo diventino gli obiettivi portanti di qualsiasi confronto nelle sedi istituzionali“.
Uno dei nodi principali è quello occupazionale. I mancati investimenti porterebbero a una diminuzione consistente dei posti di lavoro sia all’interno della raffineria sia nell’indotto.
Attualmente i sindacati confederali attendono la programmata conferenza dei servizi al ministero dell’Ambiente per conoscere le reali limitazioni all’Aia (autorizzazione integrata ambientale) sulle emissioni di anidride solforosa in atmosfera nella produzione di energia elettrica bruciando il carbone pet-coke ad alto tenore di zolfo.

Sulla questione è intervenuto il presidente della Regione Rosario Crocetta, che di Gela è stato anche primo cittadino nonché ex dipendente della raffineria, il quale ha dichiarato che “l‘Eni non rispetta i patti perché il governo ha risolto i problemi legati agli aspetti burocratici sulla questione delle autorizzazioni ambientali e vogliamo che si riprendano gli investimenti e si potenzino quelli legati alla tutela dell’ambiente. Non possiamo permettere che ci rubino il petrolio per farlo lavorare altrove“.

Intanto sono iniziate le mobilitazioni dei lavoratori del petrolchimico intenzionati a presidiare le vie d’accesso della raffineria e formando dei picchietti.