“Per Gela e la Sicilia sono sicuro che troveremo una soluzione positiva al problema nonostante dal 2009 abbiamo investito nel reparto della raffinazione quasi tre miliardi ma abbiamo avuto perdite in Italia di quasi il doppio. Comunque non abbiamo intenzione di accedere agli ammortizzatori sociali né di chiedere contributi al governo“.
Con queste parole l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha rassicurato i lavoratori sul futuro del polo chimico nisseno durante la sua visita in Mozambico con il premier Matteo Renzi.
“Abbiamo intenzione di investire oltre due miliardi in diversi progetti, tra i quali la trasformazione in raffineria verde per riconvertire il personale” ha aggiunto Descalzi.
Le parole dell’amministratore delegato non hanno placato le azioni di protesta messe in atto dai sindacati, i quali stanno continuando a mantenere i presidi esistenti e, in contemporanea, hanno avviato diversi incontri con la cittadinanza per proclamare uno sciopero generale.
Diversi sono gli appuntamenti che precederanno lo sciopero del 28 luglio che si terrà a Gela con tutti i rappresentanti nazionali dei sindacati: lunedì 21 Luglio è previsto un corteo che partirà da contrada Betlemme, nei pressi della Raffineria per arrivare alla prima rotonda per l’uscita da Gela verso Catania; il giorno dopo le sigle hanno promosso presidi e volantinaggio presso la strada provinciale dei “due castelli” e la rotonda del quartiere Settefarine e martedì 29 ci sarà una manifestazione nazionale a Roma.
Anche il Pd gelese ha chiesto al presidente Matteo Renzi un intervento invocando “risposte concrete e misure immediate in favore del nostro territorio, senza le quali non riusciremo a bloccare l’emorragia dei posti di lavoro e il dramma economico-sociale di un’intera città. La risoluzione della questione Eni e la drammatica crisi industriale che rischia di seppellire l’intera industria siciliana oggi assumono caratteri più determinanti e ad esse va data priorità“.
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