CALTANISSETTA – Il funzionario di polizia Mario Bo, imputato nel processo che sta avendo luogo a Caltanissetta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, ha dichiarato: “Sono assolutamente estraneo ai fatti contestatemi in questo processo, che già mi ha procurato non pochi danni fisici e morali“.
“La mia unica responsabilità – ha aggiunto – se tale si può considerare, è di avere sempre svolto i miei doveri istituzionali con la massima dedizione e con la piena osservanza delle leggi, alle quali ho prestato giuramento di fedeltà al momento del mio ingresso nell’Amministrazione“.
Per il funzionario di polizia, la Procura di Caltanissetta ha chiesto 11 anni e 10 mesi di reclusione. Per gli altri due poliziotti imputati – Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo – è stata richiesta, invece, una condanna di 9 anni e 6 mesi.
“Nel corso di questo processo – ha continuato Mario Bo – è emerso che ho fatto parte del gruppo Falcone-Borsellino, che si occupava delle indagini relative alle stragi di Capaci e Via D’Amelio, solo dalla seconda metà del 1993, tornando a Palermo dal ben più tranquillo incarico di dirigente del Commissariato di Polizia di Volterra, ricoperto dal 1992, allorquando venni trasferito alla Questura di Pisa, in accoglimento di una mia domanda di trasferimento per venire incontro ai desideri della mia allora coniuge, non già per asseriti contrasti con il dottor Arnaldo La Barbera per come capziosamente rappresentato da un teste“.
Il poliziotto si è anche espresso sul falso pentito Vincenzo Scarantino: “Vincenzo Scarantino, interrogato al carcere di Pianosa, si dichiarò estraneo ai fatti contestatigli: al che, ricordo, di avergli chiesto il motivo che lo aveva indotto a chiedere di conferire con l’Autorità Giudiziaria. Senza fornirmi alcuna spiegazione, continuò nella sua linea di difesa aggiungendo che non riusciva a reggere le condizioni carcerarie e la lontananza dalla propria famiglia“.
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