CALTANISSETTA – La Corte d’appello di Caltanissetta, pochi minuti dopo l’inizio dell’udienza del processo di secondo grado per il depistaggio sulla strage di via D’Amelio, si è riunita in Camera di consiglio per prendere una decisione definitiva sulle richieste avanzate da accusa e difesa di parte civile.
Tra queste, la richiesta della Procura generale Maurizio Bonaccorso di sentire cinque poliziotti sull’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino scomparsa dopo l’attentato del 19 luglio 1992.
“La mia unica richiesta è quella di sentire in dibattimento i cinque poliziotti Andrea Grassi e Gabriella Tomaselli, Armando Infantino, Nicolò Giuseppe Manzella e Giuseppe Lo Presti. In particolare gli ultimi tre rappresentano la vera novità in ordine a quello che è successo a proposito della borsa del dottore Paolo Borsellino”.
All’istanza si sono opposti l’avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso, e dei figli di Adele Borsellino sorella del magistrato, e gli avvocati della difesa Giuseppe Panepinto e Giuseppe Seminara.
I due avvocati sopracitati sono i difensori dei tre imputati poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Alla sbarra, i tre uomini sono accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere agevolato Cosa Nostra.
Nella sentenza di primo grado, emessa il 12 luglio del 2022, era caduta l’aggravante mafiosa per due dei tre poliziotti imputati del processo depistaggio Borsellino. Prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei, mentre Michele Ribaudo era stato assolto “perché il fatto non costituisce reato“.
Nell’udienza, solo i poliziotti Ribaudo e Mattei erano presenti, mentre Bo era assente. L’avvocato Repici ha dichiarato in aula che questo processo rappresenta l’ultima opportunità per condurre un’approfondita indagine sulla strage di via D’Amelio e sul depistaggio associato.
Ha chiesto alla Corte d’Appello di Caltanissetta di accogliere le richieste della memoria difensiva. In particolare di non acquisire i verbali dei poliziotti Armando Infantino, Giuseppe Lo Presti e Nicolò Manzella sul passaggio della valigetta in via D’Amelio.
Repici ha considerato le dichiarazioni di questi agenti “sconvolgenti“, sottolineando che furono raccolte in due fasi e versioni diverse. La prima, nel 2019 durante il processo di primo grado, ma la Procura della Repubblica non le depositò in quel procedimento.
Le dichiarazioni furono successivamente depositate con altre in una seconda fase e Repici ha sottolineato le richieste già avanzate dalla Procura generale.
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