Povertà educativa, maglia nera per la Sicilia. Scarsi servizi e opportunità formative

SICILIA – Sono la Sicilia e la Campania a detenere il triste primato delle regioni italiane con la maggiore “povertà educativa”, cioè quelle in cui è più scarsa e inadeguata l’offerta di servizi e opportunità formative che consentano ai minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni.

Fanno da contraltare Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, le aree più “ricche” di offerta formativa ed extracurriculare per i minori.

Questo il ritratto a chiaroscuro di un’Italia lontana dai target europei, in cui le opportunità per bambini e adolescenti sono esigue sia a scuola che fuori, come emerge dal rapporto inedito di Save the Children “Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo?”.

La classifica accorpa le regioni italiane in 8 fasce, ciascuna delle quali comprende un intervallo di 5 punti percentuali, presentato oggi a Roma in occasione della Conferenza di rilancio della Campagna Illuminiamo il Futuro.

In Sicilia è scarsa l’offerta di servizi all’infanzia, con una percentuale del 6 % di bambini tra gli 0 e i 2 anni che riesce ad andare al nido o usufruisce di servizi integrativi, a fronte di una media nazionale del 13%, ma addirittura è la regione con la peggiore offerta di mense scolastiche in Italia (non ne usufruiscono l’80% degli alunni, contro la media nazionale del 48% ).

La regione ha un altro primato negativo per quanto riguarda il tempo pieno nelle scuole primarie (non presente nel 92% delle classi, 68% il dato nazionale), mentre si allinea per quelle secondarie di primo grado (79% delle classi ne è privo a fronte dell’80% in Italia).

Oltre la metà degli studenti in Sicilia (66%) frequenta scuole dotate di infrastrutture insufficienti a garantire l’approfondimento. Ne risentono per primi i risultati ottenuti dai ragazzi: il 30% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenze in lettura e il 37% in matematica (peggio in Italia fa solo la Calabria), con un tasso di dispersione scolastica del 24%, il più alto nel Paese, lontanissimo dalla soglia massima del 10% fissata dall’Unione Europea nel 2020 e ancor di piu’ dal 5% per il 2030.

L’analisi di Save the Children conferma la stretta correlazione tra povertà materiale e povertà educativa: è proprio nelle regioni ai primi posti nella classifica sulla povertà educativa che si registrano i tassi di povertà più elevati d’Italia.

Dal rapporto emerge, inoltre, una connessione molto forte anche tra povertà educativa e i cosiddetti NEET (Not in education, Employement and Training), ovvero quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano percorsi di istruzione e formazione. Come in un circolo vizioso, infatti, i bambini e gli adolescenti che nascono in zone dove maggiore è l’incidenza della povertà economica e che offrono poche opportunità di apprendimento a scuola e sul territorio, una volta diventati giovani adulti rischiano di essere esclusi, perpetrando questa condizione per le generazioni successive.