PALERMO – Undici dei 32 indagati nell’ambito dell’operazione “Kerkent” si sarebbero avvalsi della facoltà di non rispondere nel corso dei primi interrogatori di garanzia, che si sono svolti questa mattina al carcere Pagliarelli di Palermo.
L’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo regionale ed eseguita dalla D.I.A. di Agrigento, ha permesso di arrestare 32 persone con le accuse di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, detenzione abusiva di armi, sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato e danneggiamento.
Oggi alcuni degli arrestati sono stati interrogati dalle autorità in presenza dei loro avvocati difensori, ma nessun dato importante sarebbe emerso da questi primi colloqui.
Sembra, però, che non sia ancora stato sentito il “capo” del gruppo criminale finito nel mirino della polizia: il boss agrigentino Antonio Massimino, 51 anni, che dovrebbe comparire davanti agli inquirenti nelle prossime ore.
Il figlio, Geraldo Massimino, è invece stato sottoposto a una serie di domande dal giudice per le indagini preliminari di Caltanissetta, Graziella Luparello.
Ancora nessuna notizia su altri due importanti protagonisti dell’operazione antimafia: Gabriele Miccichè, 28 anni, e Salvatore Gangi, 45 anni, fiancheggiatori di Massimino, accusati a vario titolo di sequestro di persona e violenza sessuale, reati aggravati dal metodo mafioso.
Gli interrogatori proseguiranno anche domani.
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