AGRIGENTO – Arrivano nuovi dettagli in merito all’omicidio di Lillo Saito, 63enne commerciante di Palma di Montechiaro, assassinato nella sua auto, una Chevrolet Captiva, mentre si trovava in sosta in piazza Provenzani, davanti palazzo Ducale. Sarebbe stato raggiunto da 5 colpi di pistola.
Nella serata di ieri, 10 febbraio 2022, i carabinieri della compagnia di Licata hanno arrestato per i reati di omicidio, tentato omicidio e porto illegale di arma clandestina Angelo Incardona, palmese di 44 anni, già noto alle forze dell’ordine.
Sarebbe lui, infatti l’uomo che avrebbe ucciso la vittima. Si è costituito, infatti, nel pomeriggio di ieri nel comando provinciale carabinieri di Agrigento e a convincerlo sarebbe stata la moglie.
Si sarebbe presentato – insieme alla moglie – con una pistola Beretta 92 FS con matricola abrasa e confessando ai militari di aver sparato poco prima ai propri genitori nella loro abitazione a Palma di Montechiaro, G.I. di 66 anni e M.I. di 61 anni, allo stato ricoverati all’ospedale di Licata fuori pericolo di vita per ferite d’arma da fuoco. Non sono note ancora le motivazioni.
Ha poi dichiarato, durante l’interrogatorio condotto dal procuratore Luigi Patronaggio e dal sostituto procuratore Maria Barbara Cifalinó, insieme al comandante provinciale dei carabinieri colonnello Vittorio Stingo e al comandante del Nucleo Investigativo Maggiore Luigi Balestra, di aver ucciso, dopo aver lasciato la casa dei genitori, Lillo Saito, socio di un’impresa di gelati di Palma “il Gattopardo”, il cui corpo è stato rinvenuto all’interno della propria macchina in sosta in piazza Provenzani a Palma di Montechiaro unitamente a 4 bossoli.
La salma è stata trasportata all’ospedale di Agrigento a disposizione dell’autorità giudiziaria per l’autopsia.
Sono in corso gli accertamenti investigativi per stabilire quale sia il movente del delitto. L’arrestato è stato associato al carcere di Agrigento come disposto dalla Procura della Repubblica di Agrigento che sta coordinando le indagini.
Secondo le prime informazioni trapelate, si sarebbe trattato di una faida tra i “paracchi”, un’organizzazione criminale paramafiosa che opera nell’Agrigentino.
Una sorta di terza mafia siciliana, dopo Cosa nostra e Stidda, nata negli anni Novanta, ancora attiva tra Palma di Montechiaro e Favara. In Caserma, infatti, Incardona avrebbe rivelato: “È una vecchia storia di mafia“.