AGRIGENTO – I carabinieri della della Compagnia di Licata e del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Agrigento hanno eseguito un fermo di indiziato di delitto firmato dal Procuratore Capo Luigi Patronaggio e dal Sostituto pubblico ministero Chiara Bisso della Procura della Repubblica di Agrigento per i reati di omicidio volontario aggravato e rapina nei confronti di una 26enne di origine rumena.
La donna è accusata dell’omicidio di Michelangelo Marchese di 89 anni, avvenuto la notte tra l’11 e il 12 luglio 2020, a Palma di Montechiaro (AG). Secondo la ricostruzione, la donna era, dal giorno precedente, la badante dell’anziano uomo e prima di ucciderlo lo ha rapinato, sottraendogli tra l’altro la macchina.
La svolta alle indagini è avvenuta pochi giorni fa con il ritrovamento del veicolo appartenuto alla vittima. L’auto era in possesso di un pregiudicato di Canicattì il quale, interrogato dagli inquirenti, ha rivelato che la donna, dopo l’omicidio, lo avrebbe contattato al fine di consegnargli il mezzo chiedendogli di portarlo in un autodemolitore, richiesta però non soddisfatta dall’uomo.
La donna, uscita ieri mattina dal carcere di Catania Piazza Lanza, dove si trovava rinchiusa poiché non aveva rispettato le prescrizioni imposte dall’obbligo di dimora cui era precedentemente sottoposta a seguito di una resistenza a pubblico ufficiale avvenuta a Canicattì e a causa di una lite avvenuta nel carcere di Agrigento, è stata accompagnata a Licata per la notifica di un provvedimento di espulsione ed in contemporanea i carabinieri le hanno mostrato il fermo di indiziato di delitto alla presenza del suo avvocato.
Il fermo raccoglie gli elementi di un’indagine difficile e complessa iniziata il 13 luglio 2020 con il ritrovamento dell’ 89enne, legato con le mani dietro la schiena nella sua abitazione. Fin dall’inizio si è capito che si era trattato di una rapina apparsa subito sospetta e violenta e finita male tanto che l’autopsia ha poi stabilito che l’anziano è stato ucciso tramite soffocamento. L’autore del gesto, dopo aver messo tutto a soqquadro, era fuggito portando via l’auto dell’uomo ma lasciando dietro di sé delle tracce che i segugi dell’arma hanno iniziato pazientemente a raccogliere dapprima con un minuzioso sopralluogo della scena del crimine e poi ricostruendo il puzzle grazie a vari frammenti di informazioni acquisiti sul luogo.
Già le prime testimonianze raccontavano di una donna di corporatura esile e dai capelli mori che negli ultimi giorni frequentava la casa dell’anziano. Questo indizio, unito alle impronte digitali, rinvenute su parte del mobilio ed esaminate con profitto dal R.I.S. di Messina hanno fatto scattare le manette e dopo le formalità di rito la donna è stata rinchiusa nel carcere di Agrigento.
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