LAMPEDUSA – Le autorità competenti, tra cui la Polizia di Agrigento, la Guardia di Finanza – Sezione Operativa Navale di Lampedusa e l’Ufficio Circondariale Marittimo della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Lampedusa, hanno condotto un’attività investigativa intensa e dettagliata sull’isola di Lampedusa. Questo sforzo è stato coordinato in stretta collaborazione e seguendo le direttive della Procura della Repubblica di Agrigento, guidata dal Procuratore Salvatore Vella.
I risultati di queste indagini hanno portato alla raccolta di elementi probatori rilevanti, che hanno reso possibile l’esecuzione, il 14 del mese scorso, del fermo del comandante di un motopesca tunisino e degli altri 5 membri dell’equipaggio. Inoltre, è stato effettuato il sequestro dell’imbarcazione stessa. Questi soggetti sono stati ritenuti responsabili, in concorso, del reato di pirateria marittima, come previsto dall’articolo 1135 del Codice della Navigazione.
L’indagine ha rivelato che i pescatori tunisini stavano depredando numerosi piccoli natanti che navigavano lungo la rotta da Sfax a Lampedusa, i quali trasportavano principalmente migranti sud-sahariani. Gli stessi migranti sono stati minacciati e coartati a lasciare i loro natanti in balia delle onde.
Come dichiarato dalle vittime e coerente con le indagini precedenti riguardo alla pirateria marittima, questa situazione richiama le tragiche vicende vissute dai migranti. Questi individui, a bordo di imbarcazioni fatiscenti in condizioni precarie di stabilità, intercettate in acque internazionali, si trovano costretti, sotto minaccia di essere abbandonati alla deriva, a cedere i loro beni e i motori delle loro imbarcazioni all’equipaggio dei pescherecci tunisini.
Nel mese di luglio, è stata contestata per la prima volta l’accusa di pirateria marittima, un reato contemplato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. In risposta, la Squadra Mobile di Agrigento, la Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza e i militari della Guardia Costiera di Lampedusa hanno eseguito il fermo di un sospetto criminale, emesso dalla Procura della Repubblica di Agrigento. Questo coinvolgeva il comandante di un motopesca tunisino e tre membri dell’equipaggio, i quali avevano richiesto ai migranti, in acque internazionali, la consegna del motore dell’imbarcazione in cambio dell’aiuto per raggiungere le coste italiane.
L’attività investigativa è stata condivisa in pieno accordo con l’autorità giudiziaria competente, la quale ha richiesto la convalida del fermo nei confronti dei sei indagati. Questa convalida è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Agrigento, Stefano Zammuto, insieme all’emissione della misura della custodia cautelare in carcere.
Le indagini sono ancora in corso, e le responsabilità penali dei soggetti soggetti a misure cautelari non sono state definitivamente accertate.
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