Dipendenti coop per disabili costretti ad accettare “cavallo di ritorno” per evitare licenziamento: tre rinvii a giudizio

Dipendenti coop per disabili costretti ad accettare “cavallo di ritorno” per evitare licenziamento: tre rinvii a giudizio

LICATA – Il gup del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha disposto il rinvio a giudizio di tre dei sei imputati dell’inchiesta “Stipendi spezzati” con l’accusa di estorsione ai danni dei dipendenti di una cooperativa per disabili di Licata, in provincia di Agrigento.

Sarebbe stato evidenziato un collaudato sistema di “pizzo” sulla busta paga dei dipendenti, tanto da far scattare il processo.

Il pm Gloria Andreoli, 3 anni dopo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, aveva chiesto il rinvio a giudizio di tutti e 6 gli indagati. La prima udienza si celebrerà il prossimo 30 giugno davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale.

I dipendenti della cooperativa, secondo quanto è emerso, avrebbero accettato il sistema del “cavallo di ritorno” per evitare il licenziamento.

Prima sarebbe stata imposta la decurtazione dei soldi in contanti, poi sarebbero stati obbligati ad aprire un conto corrente e consegnare bancomat e codice pin ai propri datori di lavoro.

Sul banco degli imputati troviamo Caterina Federico, 38 anni di Licata; Veronica Sutera Sardo, 34 anni di Agrigento e Maria Barba, ex moglie dell’imprenditore Salvatore Lupo, ucciso a Ferragosto scorso in un bar a Favara. Per l’omicidio è a processo il padre di Maria Barba.

Non luogo a procedere “per avvenuta prescrizione” nei confronti di Linda Modica, 54 anni di Licata. Per sopraggiunta morte, escono dal processo Salvatore Lupo e Rosa Sferrazza, già amministratrice della coop.

Foto di repertorio