Appetito, gusto e modo di mangiare cambiano con l’età?

Appetito, gusto e modo di mangiare cambiano con l’età?

CATANIA – Il cibo lo potremmo paragonare al nostro più fedele amico, con momenti di amore e momenti quasi di odio ma di cui non possiamo fare a meno. Durante le varie “stagioni” della nostra vita ci accompagna e il nostro rapporto con lui cresce ed invecchia insieme a noi.

Dai 0 ai 10 anni: all’esigenza di una rapida crescita si dovrebbe associare l’educazione alimentare per far sì che non si sviluppino con l’età disturbi alimentari o obesità. Ma i bambini come percepiscono il gusto? Alla nascita le capacità gustative del neonato sono già ben sviluppate, tuttavia il bambino sarà più propenso nel ricercare gusti dolci e che più ricordano il sapore e l’odore (perché i due sensi sono molto correlati tra loro) del latte materno. Le sostanze amare invece provocano istintivamente la protrusione della lingua o altre reazioni avverse. Non sempre si tratta di capricci, bensì è un istinto che serve di protezione verso l’ingestione di sostanze amare che è il gusto tipico dei composti tossici. Con la crescita l’uomo impara ad accettare e talvolta prova piacere nel ricercare questo sapore. Tuttavia, nei bambini, la diffidenza o il rifiuto verso alcuni alimenti può essere vinta attraverso un’esposizione positiva e sotto forma di gioco verso quelle pietanze. A tal proposito è sempre di grande attualità lo studio coordinato anche dal dottor Mazzarino “Food Dudes”.

Dai 10 ai 20 anni: negli anni difficili dell’adolescenza anche in fattore di gusto e appetito ci stanno loro a comandare: GLI ORMONI. L’impennata di crescita porta i ragazzi a mangiare quantità maggiori a quelle di un adulto, mentre le ragazze iniziano a fare i conti con il ciclo mestruale e tutto ciò che esso influenza. È fisiologica la “voglia” di cibi dolci. La sensibilità di questo gusto aumenta con l’aumento dell’estradiolo. Da non sottovalutare in questa fase della vita anche l’aspetto psicologico e l’effetto negativo che spesso i modelli proposti dai social possono avere.

Dai 20 ai 40 anni: in questa fase a cambiare sono tante cose e soprattutto cambia lo stile di vita di ognuno di noi. È per tutti, o quasi, il momento in cui si lascia il nido e si inizia a badare da se, ma spesso con grandi difficoltà organizzative che portano a fare largo uso di cibi “spazzatura” che oltre ad essere molto calorici, alterano il senso di sazietà.  Sono anche gli anni dello stress lavorativo. Lo stress, lo abbiamo ripetuto più volte, causa la perdita di appetito, ma per molti invece è la molla scatenante di una dipendenza da cibo, andando a ricercare cibi particolarmente sapidi ed elaborati. In questa fase cresce anche in modo esponenziale il consumo di alcolici. Facciamo attenzione, il grasso corporeo accumulato adesso è più difficile da smaltire.

Dai 40 ai 60 anni: in questa fascia di età iniziano a presentarsi i primi “acciacchi” o comunque insorge la paura di incorrere verso le più comuni patologie cardiovascolari. Pertanto si è propensi a cambiare abitudini alimentari virando per scelte maggiormente salutistiche. Per la donna, l’insorgenza della menopausa e il correlato calo degli ormoni sessuali provoca una diminuzione della sensibilità per il gusto dolce e salato. Può infatti capitare, con l’avanzare dell’età, di dolcificare e salare i cibi più di prima. Dai 60 anni in su: la sensibilità, la forma ed il numero delle nostre papille muta. Muta anche la capacità olfattiva e aumenta la sensazione di “bocca secca”. Anche la percezione degli stimoli tattili e delle consistenze cambia. Tutti questi cambiamenti influiscono sulla percezione che abbiamo verso un determinato alimento. Gli anziani ritornano “neofobici” mangiando solamente alimenti conosciuti e di cui hanno memoria. L’avanzare dell’età è spesso associata alla perdita di appetito: in questo caso gioca un ruolo l’aspetto emotivo, in quanto la scomparsa di una persona amata e la solitudine  influiscono negativamente sulla voglia di mangiare e sulla cura e preparazione dei pasti.

Salvatore-Mazzarino

In collaborazione con la Dr.ssa Rita Pennisi – Biologa Nutrizionista