Ricordato a Palermo il maresciallo dei carabinieri Ievolella

Ricordato a Palermo il maresciallo dei carabinieri Ievolella

PALERMO – Oggi, 10 settembre 2015, nella ricorrenza del 34° anniversario dell’omicidio, l’Arma dei Carabinieri e la città di Palermo hanno ricordato il maresciallo Vito Ievolella.

Una corona d’alloro poggiata sulla lapide a lui dedicata in piazza Principe di Camporeale e, di seguito, la Santa Messa nella chiesa di Santa Maria Maddalena, all’interno della caserma “Carlo Alberto Dalla Chiesa”, sede del Comando Legione Carabinieri Sicilia, hanno fatto da cornice al ricordo di un uomo stimato da tutti sia per le capacità professionali che per l’impegno investigativo.

Alla commemorazione erano presenti il generale di brigata Riccardo Galletta, comandante della Legione Carabinieri Sicilia, la figlia del maresciallo Lucia Ievolella accompagnata dalla nipote e dalle massime autorità civili e militari dell’Isola.

Il 10 settembre del 1981 alle 20.30 circa, il maresciallo Ievolella, in compagnia della moglie Iolanda, si trovava a bordo della sua Fiat 128 in via Serradifalco. Aspettavano che la figlia 20 enne, Lucia Assunta, uscisse dalla scuola guida, quando quattro killer mafiosi, armati di pistole calibro 7,65 e fucili caricati a pallettoni, giunti a bordo di una Fiat Ritmo, risultata poi rubata, iniziarono a fare fuoco in direzione del carabiniere. L’uomo perse la vita mentre la moglie rimase lievemente ferita.

Fu chiaro, sin da subito, che l’omicidio fosse legato alla netta opposizione del maresciallo all’espansione degli interessi criminali e, in particolare, a un’indagine iniziata nel 1980 e conclusa con un emblematico rapporto intitolato “Savoca più quarantaquattro”, che riportava gravi accuse nei confronti di personaggi di spicco della mafia dell’epoca, tra cui la famiglia Spataro.

Segugio temuto dai boss”, “specialista in casi difficili”, così lo indicava la stampa e così viene ancora oggi ricordato. 

In occasione della consegna della medaglia d’oro al Valore Civile a Ievolella , il Capo dello Stato così si espresse: “Addetto a Nucleo Operativo di Gruppo, pur consapevole dei rischi a cui si esponeva, si impegnava con infaticabile slancio ed assoluta dedizione al dovere in prolungate e difficili indagini, rese ancora più ardue dall’ambiente caratterizzato da tradizionale omertà, che portavano all’arresto di numerosi e pericolosi aderenti ad organizzazioni mafiose. Proditoriamente fatto segno a colpi d’arma da fuoco in un vile agguato tesogli da quattro malfattori, immolava la vita ai più nobili ideali di giustizia e di grande eroismo”.