Il Palermo, che non c’è più, affonda in casa anche contro la Reggiana

Il Palermo, che non c’è più, affonda in casa anche contro la Reggiana

PALERMO – Non è possibile cominciare l’analisi della partita tra il Palermo e la Reggiana senza mettere in evidenza dei numeri, che danno chiara l’annata fin qui deludente dei rosanero, incapaci non solo di imporre il proprio gioco, ma anche di proporlo. La sconfitta subita al Barbera ieri pomeriggio contro la Reggiana, reduce da tre sconfitte consecutive, è la settima batosta interna della stagione. Del fortino inviolabile di un tempo, è rimasto solo un lontano ricordo con il campo amico ormai diventato troppe volte terreno di conquista.

Quella di ieri è stata la sesta partita senza vittoria per il Palermo, con il misero bottino racimolato di tre punti. E allora comincia a sorgere il sospetto che i mali del Palermo non erano dovuti solo a Corini. Il cambio di allenatore non ha sortito gli effetti benefici sperati, neanche dal punto di vista emotivo perché non ci sono stati nemmeno la spinta, lo sprone e la voglia di riscatto che a volte il cambio della guida tecnica produce. Per carità, quattro partite sono poche per poter valutare un allenatore, ma tre pareggi e una sconfitta sono un gramo risultato rispetto alle aspettative che tutti coltivavano.

Sembra giusto pensare che la squadra sia stata costruita con degli evidenti difetti a cui nessun allenatore può porre rimedio. Tornando all’analisi della partita di ieri, abbiamo assistito ancora una volta a una prestazione indecorosa principalmente al limite dell’area di rigore rosanero. Vero è che i gol della Reggiana sono venuti da due palle inattive, al 52° minuto con una punizione magistralmente calciata da Portanova e al 66° con un bellissimo tiro al volo di Rozzio sugli esiti di un calcio d’angolo, ma per lunghi tratti dell’incontro, specialmente nei primi venti minuti iniziali di entrambi i tempi di gioco, il Palermo è rimasto rintanato nella sua area assediato dagli uomini di Nesta senza riuscire ad imbastire una minima controffensiva.

E mano male che tante volte Pigliacelli c’ha messo una pezza perché altrimenti la sconfitta avrebbe assunto dimensioni più rotonde. Il Palermo non sapeva difendere con Corini e non sa difendere con Mignani. Troppi sono gli spazi concessi ai tiratori avversari e carenti nel ritmo e nella tempestività sono le chiusure con nessun automatismo messo in pratica. Il bel gol al 35° minuto del primo tempo di Brunori, l’unico dimostratosi all’altezza, aveva illuso i più di ventimila spettatori presenti al Balbera, che alla fine dell’incontro hanno manifestato la propria delusione con una bordata di fischi rivolti verso i propri beniamini con le mani sui fianchi al cospetto della Curva Nord.

A nulla serve ricordare il sacrosanto rigore, manata in area sul viso di Brunori al 90°, non concesso dall’arbitro e non segnalato dal VAR. Per fortuna alle spalle dei rosanero Sampdoria, Brescia e Cittadella avanzano con il freno a mano tirato, ma conquistare l’accesso ai play-off sembra, purtroppo, a meno di un’inversione totale di rotta, che non possa portare a nessun risultato concreto.