Giornata mondiale del teatro, cosa significa vivere in bilico tra finzione e realtà

Giornata mondiale del teatro, cosa significa vivere in bilico tra finzione e realtà

Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso“. Con queste parole Gigi Proietti descriveva l’unicità dell’arte teatrale, capace di dar voce a personaggi mai esistiti, di raccontare storie che altrimenti sarebbero finite nel vortice dell’oblio, di scegliere ogni giorno tra una sfilza di maschere da indossare per poter vestire i panni altrui. Di vivere vite diverse dalla propria, di provare emozioni che non siamo abituati a percepire sulla nostra pelle, di piangere per sofferenze che sulla scena avvertiamo come se fossero nostre, di esultare per traguardi che non abbiamo mai raggiunto, se non nelle vesti dei personaggi che abbiamo deciso di interpretare.

Quando i personaggi diventano immortali

Arrivare là dove l’uomo non può spingersi oltre: questo lo straordinario potere dei personaggi – teatrali e non – che, al contrario di chi dona loro la vita, non vengono neanche lontanamente sfiorati dalla minaccia della morte.
Chi ha la ventura di nascere personaggio vivo, può ridersi anche della morte. Non muore più… Chi era Sancho Panza? Chi era don Abbondio? Eppure vivono eterni, perché – vivi germi – ebbero la ventura di trovare una matrice feconda, una fantasia che li seppe allevare e nutrire, far vivere per l’eternità
– Luigi Pirandello

La Giornata mondiale del teatro

Si celebra oggi, come il 27 marzo di ogni anno, la Giornata mondiale del teatro, l’occasione ideale per celebrare una delle forme d’arte più antiche e apprezzate. Una delle poche, peraltro, che conserva ancora il contatto diretto tra attore e pubblico: un meccanismo all’insegna della spontaneità, privo di “filtri” e di “seconde chance”, come invece accade in altre diffuse e altrettanto amate forme d’arte.

La Giornata è stata istituita a Vienna nel 1961 durante il IX Congresso mondiale dell’Istituto Internazionale del Teatro, su proposta del drammaturgo finlandese Arvi Kivimaa.

Ogni anno per l’occasione viene chiesto a un esponente del mondo teatrale, musicale o comunque culturale, di scrivere un messaggio che poi sarà letto nei teatri, nelle scuole, nei luoghi di cultura e nei punti di aggregazione nel mondo.

Quest’anno il delicato compito è toccato allo scrittore Jon Fosse, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura 2023, che ha scritto il messaggio, dal titolo “L’arte è Pace“, in cui sottolinea il valore pacifico e universale dell’arte.

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