Giornata del fiocchetto lilla, simbolo della lotta ai Disturbi Alimentari: intervista al nutrizionista Andrea Barchitta

Giornata del fiocchetto lilla, simbolo della lotta ai Disturbi Alimentari: intervista al nutrizionista Andrea Barchitta

ITALIA – Si celebra oggi, 15 marzo, la Giornata Nazionale del fiocchetto lilla istituita per la prima volta nel 2009 dall’Associazione Italiana Disturbi del Comportamento Alimentare.

Il fiocchetto lilla simbolo dei DCA

Ma perché si utilizza il fiocco lilla? È diventato simbolo internazionale della lotta contro i disturbi alimentari (DCA), nato in America tanti anni fa e rappresenta la speranza, perché i DCA meritano attenzione, rispetto e cura da parte delle persone, della società e del sistema sanitario in generale.

Perché è stato scelto il 15 marzo

La giornata è stata promossa per la prima volta in Italia nel 2012, dall’AssociazioneMi nutro di vita” creata per volontà di Stefano Tavilla, in onore e in ricordo di sua figlia Giulia, di 17 anni, affetta da bulimia nervosa.

È stato scelto il 15 marzo proprio perché coincide con la scomparsa della 17enne.

La lettera di Stefano Tavilla

Dopo diversi anni di negazione della malattia aveva trovato il suo momento di consapevolezza accettando di farsi aiutarescrisse Stefano Tavilla in una lettera al Parlamento italianoda quel momento tutto quello che siamo riusciti a ottenere è stato quello di essere messi in lista d’attesa presso una delle poche strutture convenzionate a oggi esistenti in Italia, e in quella condizione la morte l’ha raggiunta“.

I dati in Italia

I Dca affliggono oltre 55 milioni di persone nel mondo3 milioni in Italia: l’8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi.

Se con la pandemia si è assistito a un aumento di queste patologie, il numero dei casi resta tuttora alto e si è ancora lontani dai livelli pre-Covid.

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità relativi al 2023, nel nostro Paese sono 126 i centri dedicati ai Dca, di cui 112 pubblici e 14 di privati accreditati: la metà, ovvero 63, si trova al Nord (di cui 20 in Emilia Romagna e 15 in Lombardia), al Centro ce ne sono 23 (di cui 8 nel Lazio e 6 in Umbria), mentre 40 sono distribuiti tra il Sud e le Isole (12 in Campania e 7 in Sicilia). Sono 1.491 i professionisti che vi lavorano: soprattutto psicologi (25%), psichiatri e neuropsichiatri infantili (18%), infermieri (15%), dietisti (12%), educatori professionali (8%), medici specialisti in nutrizione clinica (7%), internisti o pediatri (5%) e altri specialisti (tra tecnici della riabilitazione psichiatrica, assistenti sociali, fisioterapisti e operatori della riabilitazione motoria).

Rispetto alla fascia d’età presa in carico dai centri, l’84% ha dichiarato di accogliere persone di età pari o superiore a 18 anni, l’82% la fascia d’età 15-17 anni e il 48% i minori fino a 14 anni.

Intervista ad Andrea Barchitta, nutrizionista catanese

Ai nostri microfoni, in esclusiva, è intervenuto Andrea Barchitta, nutrizionista catanese, per fornirci un quadro completo sui DCA quale specialista del settore.

Quali sono i DCA più diffusi e quando si manifestano?

I DCA più diffusi sono anoressia nervosa, bulimia nervosa e binge eating. Come fascia d’età per il binge eating si va dalla maggiore età fino alla quarantina, invece per quanto riguarda l’anoressia e la bulimia nervosa si sviluppa maggiormente durante l’adolescenza”.

Quali sono i campanelli d’allarme per riconoscere un DCA?

Tutti e 3 hanno come punto in comune il fatto di mangiare tanto, anche se per esempio nel binge eating si mangia oltre le proprie possibilità, oppure nel caso della bulimia e dell’anoressia si tende a provocarsi il vomito indotto per eliminare tutto ciò che si è mangiato. Ancora in altri casi la persona tende a mangiare poco davanti agli altri e quando resta da sola mangia 3 volte in più”.

Come approcciarsi con una persona con DCA e quali comportamenti evitare?

È importantissimo parlare, ascoltare e comprendere la persona, questa è la prima cosa ma non solo con chi soffre di DCA ma in tutto quello che riguarda la nutrizione. Uno dei comportamenti da evitare assolutamente è quello di giudicare il soggetto perché malato, oppure quello di voler accelerare la guarigione, che è un processo che ha bisogno di tempo”.

Articolo a cura di Agata Gamuzza