Violenza sulle donne, toccante incontro al San Filippo Neri di Camporotondo Etneo

Violenza sulle donne, toccante incontro al San Filippo Neri di Camporotondo Etneo

CAMPOROTONDO ETNEO – La prevenzione, la denuncia e la cultura della non violenza, come prime forme per contrastare il triste fenomeno del femminicidio, con quest’affermazione potremmo sintetizzare l’emozionante incontro tra i numerosi alunni dall’Istituto San Filippo Neri di Camporotondo Etneo con Vera Squatrino e Giovanna Zizzo, rispettivamente mamma di Giordana Di Stefano e di Lauretta Russo giovani vittime di femminicidio, mamme che, nel loro infinito tour nelle scuole, sono state ospitate, oggi, da tutte le classi della scuola media superiore per un evento organizzato dalla professoressa Natoli Angela. 

La cronaca dei due femminicidi racconta della furia omicida dell’ex fidanzato di Giordana Di Stefano, nonché padre della figlia della vittima, che con rabbia cieca nel 2015 decise di mettere fine alla vita della giovane ventenne rea solo di avere amato la persona sbagliata. Mentre, se mai idealmente si potesse fare una classica della follia, sarebbe ancora più assurdo descrivere il femminicidio di Lauretta Russo uccisa a soli undici anni dal padre (riducendo anche l’altra figlia quasi in fin di vita) per… vendetta nei confronti della madre. 

A fare gli onori di casa la dirigente scolastica Giuseppa Centamore che ha descritto il senso dell’evento come momento di sensibilizzazione per i ragazzi durante la lezione di legalità, momento in cui è nata l’dea di questo progetto sintetizzabile nella realizzazione di una panchina rossa. 

A seguire l’intervento del sindaco di Camporotondo Etneo, Filippo Rapisarda, in rappresentanza del comune etneo insieme all’assessore alla Pubblica Istruzione Alice Sciuto, sindaco che ha fatto riferimento al senso della panchina rossa nella speranza che sia “l’ultima inaugurazione in un futuro dove non occorre più raccontare questi fatti di cronaca per mancanza degli stessi”.

Toccante, tra il fragoroso scroscio d’applausi dei numerosi alunni presenti, la cerimonia della scopertura della panchina realizzata dalla seconda F, e sono state proprio le due mamme, insieme al sindaco e alla dirigente, a togliere il telo rosso che avvolgeva quello che è diventato oramai, nell’immaginario collettivo, uno dei simboli dell’impegno nel contrastare ogni forma di violenza sulle donne. “La realizzazione di questa panchina è una carezza nel nostro cuore, sperando che non accada mai più ciò che è successo a mia figlia” afferma con voce commossa la signora Giovanna Zizzo mamma di Lauretta.  

Il rispetto è la base che conduce all’amore” sono state, invece, le parole di Vera Squatrino mamma di Giordana.

Significative, quanto elegantemente belle, le due esibizioni della sorella di Giordana, Erica Distefano e di una sua amica, Gaia Scalia, che in due performance, tra rabbia e ribellione nella prima, ritmata e passionale dolcezza nella seconda, hanno provato a trasmettere messaggi di speranza attraverso l’antica arte della danza, arte tanto amata da Giordana. 

Poi, la parola alle due mamme con la signora Vera che ha esordito affermando che:

Il peggiore dei dolori come la morte di una figlia non potrà mai fermarci nel gridare le ingiustizie. Giordana ci ha lasciato la memoria, la stessa che ancora oggi ci permette di parlare del suo coraggio e della sua forza come quella di portare avanti una gravidanza a soli quindici anni. L’amore è rispetto e noi dobbiamo scegliere ciò che ci fa stare bene e bisogna imparare a dire no alla violenza in generale e non solo sulle donne. Spesso la società pecca perché c’è omertà e la prevenzione non è solo fare le leggi, ma è prima di tutto l’azione di ognuno di noi. L’amore non uccide, l’amore è vita! Di amore non si muore! Ogni donna che si è salvata oggi è una vittoria è la vita che continua in Giordana”.

A seguire ha preso la parola alla mamma di Lauretta che, dopo aver ricordare che ha commettere l’abominevole gesto di uccidere una bimba è stato proprio il padre, ha affermato: “Noi in questi incontri raccontiamo ‘l’ergastolo’ del dolore, ma nello stesso tempo diamo voce alle nostre bambine e lo facciamo sempre con il sorriso per farvi conoscere e sensibilizzare affinché non succeda più! Proviamo oggi a piantare un piccolo seme attraverso voi affinché non accada mai più quello che è successo alle nostre bambine. La violenza non ha volto e non ha nome e siamo noi a scegliere cosa diventare. Se dovesse succedere a voi di essere vittime di violenza parlate, oggi le scuole sono aperte al dialogo e oltre la famiglia avete questa istituzione che vi ascolta. Il silenzio uccide e a tutto si può trovare una soluzione, tranne alla morte. Grazie per la carezza che ci avete regalato oggi”. 

A fine conferenza abbiamo posto alcune domande alle due mamme cominciando dalla signora Vera:

La società civile oggi su questo argomento le sembra più matura rispetto al 2015?

Sì, c’è stata un’evoluzione culturale, ma ancora non abbastanza da evitare che ci siano femminicidi. L’impegno sta nel cercare di rieducare i giovani soprattutto alla non violenza”. 

Mentre alla signora Giovanna abbiamo chiesto:

Cosa occorre ancora per ridurre maggiormente il fenomeno della violenza sulle donne? 

Le leggi ci sono, il codice rosso è stato implementato, manca ancora la cultura, dobbiamo far capire alle nuove generazioni che la donna non è un oggetto e che è uguale all’uomo anche nei diritti. Bisogna, inoltre, sensibilizzare le vittime a chiedere aiuto nel momento in cui hanno queste difficoltà“. 

Ritornando alla signora Vera abbiamo chiesto:

A quasi otto anni dal tragico evento, potrebbe fare un bilancio della sua attività nelle scuole grazie all’associazione “Io sono Giordana”? 

Il lavoro con le scuole sicuramente è giovato tantissimo anche a farmi stare bene, ma soprattutto a inviare dei segnali importanti ai giovani riguardo l’inutilità della violenza di cui Giordana ne è stata promotrice. La ‘Casa di Giordy’ è un progetto in essere dove aiutiamo tutte le donne vittime di violenza“. 

E per finire alla signora Giovanna abbiamo chiesto:  

Cosa consiglierebbe alle ragazze vittime di stalking? 

Sicuramente di parlare, di non stare in silenzio e chiedere aiuto perché oggi esistono i centri antiviolenza oltre alle forze dell’ordine, bisogna che ricordino che non sono sole!“.