Altro che Sicilia Bedda…c’è di scapparisinni

Altro che Sicilia Bedda…c’è di scapparisinni

SICILIA – Da ore ormai una domanda mi frulla in testa. A pormela un conoscente veneto che ieri ha passato gran parte della sua giornata a vagare alla ricerca di un aereo per fuggire dalla Sicilia. Volo prenotato da Catania verso la Germania, ovviamente dirottato a Palermo per via dell’incendio a Fontanarossa che ha paralizzato uno degli scali più affollati d’Italia. Arrivato a Palermo, affrontando le insidie della A19 ormai cantiere eterno, riesce a raggiungere l’aeroporto Falcone-Borsellino. Voli sospesi! Dalle prime luci dell’alba, infatti, Palermo e provincia sono in fiamme. Roghi ovunque, compresi i terreni limitrofi alla pista dell’aeroporto.

A quel punto il conoscente pone la fatidica domanda: “Ma come fate a vivere sereni in un’isola da cui è complesso scappare in una situazione di emergenza?”. Non mi sono mai posto il problema in realtà e quindi non do grande peso al quesito, che mi sembra perfino stupido. Passano le ore. La Sicilia comincia a bruciare. Incendi nei centri cittadini, nelle periferie, su colline e monti e persino sulle coste. Autostrade interrotte, così come Statali e Provinciali. Giungono notizie di persone decedute perché i soccorsi non sono stati in grado di raggiungere le loro abitazioni. Le due “metropoli” siciliane sono in ginocchio: senza luce, acqua e aeroporto.

Mancano anche i vigili del fuoco, da decenni sotto organico. E allora quella domanda mi rimbomba in testa. “Come fate a vivere sereni?“. Come Checco Zalone in Quo Vado comincio a chiedermi: “Ma non sarà che sono io quello strano?“. “Non è che il fatto che tutto questo mi sembri ordinaria amministrazione sia anormale?“.

Mi interrogo sull’assuefazione sviluppata negli anni a questa mediocrità, inadeguatezza, inciviltà. Anche la più recondita forma di campanilismo mi abbandona. E penso a cosa siamo diventati tra una testa di moro, una ceramica di Caltagirone, un carretto e una pala di fico d’india al grido di Sicilia Bedda. La domanda che mi frullava in testa ora ha una risposta: “C’è di scapparisinni” (sempre che l’aeroporto funzioni).