Ancora sbarchi a Lampedusa, arrivati 230 migranti nella notte

Ancora sbarchi a Lampedusa, arrivati 230 migranti nella notte

LAMPEDUSA – Ancora sbarchi di migranti a Lampedusa, in provincia di Agrigento. Sono 230 i nuovi arrivati, durante la notte, dopo che i 6 barchini sui quali viaggiavano sono stati soccorsi in area Sar dalle motovedette della Guardia costiera.

In 24 ore, ieri, sulla più grande delle isole Pelagie ci sono stati 17 approdi con un totale di 750 persone.

Sbarchi a Lampedusa

Sui natanti soccorsi c’erano da 16 a un massimo di 48 persone originarie di Siria, Sudan, Yemen, Gambia, Senegal, Ghana, Guinea e Burkina Faso.

Tutti hanno riferito di essere salpati da El Amara, Sfax e Gabes, in Tunisia.

All’alba, dopo che anche i 230 nuovi arrivati sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola, nella struttura c’erano 1.557 ospiti.

Per la mattinata, su disposizione della Prefettura di Agrigento, la polizia scorterà fino al porto 80 migranti che verranno imbarcati sul traghetto di linea Galaxy che giungerà in serata a Porto Empedocle.

I dettagli

Sedici dei migranti, tutti tunisini, hanno raccontato di essersi persi durante la traversata. Con un’imbarcazione in vetroresina di 6 metri, gli uomini hanno riferito di essere partiti all’una di mercoledì scorso da Gabes, spiaggia di Kasma, in Tunisia, e di aver navigato a lungo senza sapere verso quali coordinate dirigersi.

Ad agganciare il barchino in acque territoriali italiane è stata ieri sera la motovedetta G129 Sottile della Guardia di Finanza. Lo sbarco a molo Favarolo è avvenuto poco meno di 3 ore dopo il soccorso.

Le parole di Papa Francesco

Papa Francesco, in occasione del decimo anniversario del suo viaggio apostolico a Lampedusa, ha affidato questo messaggio, dicendosi “vicino con l’affetto, la preghiera e l’incoraggiamento“, all’arcivescovo di Agrigento Alessandro Damiano.

Le parole del pontefice:

In questi giorni in cui stiamo assistendo al ripetersi di gravi tragedie nel Mediterraneo, siamo scossi dalle stragi silenziose davanti alle quali ancora si rimane inermi e attoniti.

La morte di innocenti, principalmente bambini, in cerca di una esistenza più serena, lontano da guerre e violenze, è un grido doloroso e assordante che non può lasciarci indifferenti.

È la vergogna di una società che non sa più piangere e compatire l’altro.

Sono trascorsi 10 anni dal viaggio che ho voluto compiere nella comunità lampedusana per manifestare il mio sostegno e la paterna vicinanza a chi dopo penose peripezie, in balia del mare, è approdato sulle vostre coste.

Il consumarsi di sciagure così disumane deve assolutamente scuotere le coscienze. Dio ci chiede: ‘Adamo dove sei? Dov’è tuo fratello?’. Vogliamo perseverare nell’errore, pretendere di metterci al posto del Creatore, dominare per tutelare i propri interessi, rompere l’armonia costitutiva tra lui e noi? Bisogna cambiare atteggiamento.

Il fratello che bussa alla porta è degno di amore, di accoglienza e di ogni premura. È un fratello che, come me, è stato posto sulla terra per godere di ciò che vi esiste e condividerlo in comunione“.