Salute e sicurezza sul lavoro, dati agghiaccianti: a Catania una giornata di sensibilizzazione

Salute e sicurezza sul lavoro, dati agghiaccianti: a Catania una giornata di sensibilizzazione

CATANIA – Venerdì 28 aprile alle 14, nell’aula magna Scuola di Medicina (Policlinico “G. Rodolico – San Marco”, via Santa Sofia 78, Catania) si svolge l’evento “Salute e sicurezza sul lavoro: la sfida dell’innovazione sostenibile“, organizzato dall’Università di Catania insieme a INAIL e Azienda Sanitaria Provinciale di Catania in occasione della Giornata Mondiale della Sicurezza e della Salute sul Lavoro.

L’obiettivo della giornata è di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di adottare misure di prevenzione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Innovazione sostenibile

In particolare, il focus è sulla sfida dellinnovazione sostenibile, ossia sulle tecnologie e sulle metodologie che permettono di migliorare la qualità del lavoro riducendo i rischi. L’evento prevede diversi momenti di approfondimento e di confronto tra gli esperti del settore e i rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni, delle imprese e del sindacato. Inoltre, saranno presentati alcuni casi di successo di imprese che hanno investito in soluzioni innovative per garantire la salute e la sicurezza dei propri dipendenti. Grazie a queste esperienze concrete si potrà comprendere in modo più approfondito l’importanza dell’innovazione sostenibile e delle buone pratiche in campo lavorativo.

L’evento

L’evento si aprirà con gli indirizzi di saluto del rettore Francesco Priolo, della delegata alla Sicurezza, prevenzione e protezione dai rischi Anna Gueli, del presidente della Scuola di Medicina, Pietro Castellino, dei direttori dei dipartimenti di Giurisprudenza Salvatore Zappalà, di Ingegneria civile e Architettura Matteo Ignaccolo, di Medicina clinica e sperimentale Lucia Frittitta, della direttrice territoriale Inail Catania Diana Artuso, del presidente del Comitato consultivo provinciale Inail Catania Roberto Prestigiacomo, del commissario straordinario dell’Asp di Catania, Maurizio Lanza, del direttore sanitario, Antonino Rapisarda, del direttore del Dipartimento di Prevenzione, Antonio Leonardi.

Seguirà la prima sessione su “Innovazione e sostenibilità nei luoghi di lavoro. Gli obiettivi dell’Agenda 2030”, introdotta dai docenti Venerando Rapisarda (Medicina del Lavoro) e Giancarlo Ricci (Diritto del Lavoro), con relazioni della prof.ssa Caterina Ledda (docente di Medicina del Lavoro), di Antonio Leonardi (Asp di Catania), di Carmelo Percolla (Inail Catania), Gaetano Valastro (Arpa Sicilia), Carmelo Gargano e Salvatore Marcellino (consulenza tecnica Salute e Sicurezza INAIL Sicilia).

La seconda sessione, su “Best practice nell’ innovazione e sostenibilità”, sarà introdotta da Diana Artuso e dal prof. Federico Vagliasindi (Ingegneria sanitaria e ambientale), con gli interventi del procuratore aggiunto presso la Procura di Catania Agata Santonocito, Domenico Maisano (Vigili del Fuoco Catania), Santo De Luca (Asp di Catania), Pasqualino La Ferrera (Gruppo ENEL), Alfio Torrisi (Ordine degli Ingegneri Catania).

La parte finale è dedicata a un confronto sulle modalità più innovative per gestire salute e sicurezza sul lavoro, con una tavola rotonda aperta al contributo degli Ordini professionali (Ingegneri con Mauro Antonio Scaccianoce, Consulenti del lavoro con Giovanni Greco, Agronomi e dei Dottori Forestali con Enrico Catania, Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili con Salvatore Virgillito, Medici Chirurghi e Odontoiatri con Salvatore Iannuzzi, Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione con Antonello Merlo), introdotti dal Direttore dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania Francesco Corsaro e dal Direttore Unità operativa territoriale di Certificazione Verifica e Ricerca di Catania – INAIL Sergio Festa. Partecipano inoltre le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali con gli interventi di Rosario Fresta (Ance), Andrea Milazzo (Cna), Alessandro Allegra (Confartigianato), Antonello Biriaco (Confindustria Catania), Carmelo De Caudo (Cgil), Maurizio Attanasio (Cisl), Enza Meli (Uil), Giovanni Musumeci (Ugl).

Una giornata importante per riflettere

Una giornata importante per riflettere sulla tragedia quotidiana delle morti sul lavoro e per introdurre nella quotidianità produttiva del nostro Paese tutte le procedure utili alla prevenzione degli infortuni gravi e mortali. Un’occasione di riflessione per i formatori, i responsabili della sicurezza aziendale e per i datori di lavoro”.

Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, da tre decenni in prima linea sul fronte della sicurezza dei lavoratori in Italia, sottolinea il valore della giornata del 28 aprile. E lancia un appello a tutti coloro che si occupano di sicurezza nel nostro Paese.

Non si può arrivare alla fine di ogni anno contando sempre oltre mille vittime – insiste l’Ing. Rossato – non è possibile vedere come i lavoratori siano sempre protagonisti delle stesse tragedie. Esiste una normativa ben strutturata nel nostro Paese per prevenire gli infortuni. Basterebbe applicarla in modo più capillare”.

Dati “agghiaccianti”

Una situazione drammatica per la nostra penisola, confermata dalla più recente elaborazione statistica dell’Osservatorio mestrino. Sono 1.090 i lavoratori che da gennaio a dicembre 2022 hanno perso la vita da Nord a Sud con una media di oltre 90 vittime al mese. Stiamo parlando ancora di oltre 20 decessi alla settimana e di almeno 3 infortuni mortali al giorno. Sono 790 gli infortuni mortali verificatisi in occasione di lavoro e 300 in itinere (cresciuti del 21% rispetto all’anno precedente quando era maggiormente diffuso lo smart working).

Nel periodo gennaio-dicembre 2021, invece, i decessi totali erano 1.221 e quindi osserviamo un decremento della mortalità (- 10,7%). Ma il decremento è solo apparente. Infatti, ricordiamo che nel 2022 sono quasi sparite le vittime Covid (10 su 1090 secondo gli ultimi dati disponibili di fine dicembre 2022). Nel 2021, invece, costituivano tragicamente quasi un quarto dei decessi sul lavoro (294 su 1221). Ciò significa che gli infortuni mortali “non Covid” sono cresciuti del 17% passando dai 927 di fine dicembre 2021 al 1.080 del 2022. Quest’ultimo dato, a dir poco allarmante, è del tutto analogo a quello del 2019, epoca pre-Covid.

A dimostrazione che il tragico fenomeno delle morti sul lavoro non subisce diminuzioni da anni. Questo a conferma del fatto che, passata l’emergenza Covid, rimane ancora tragicamente quella dell’insicurezza sul lavoro.

Rischio reale di morte dei lavoratori

“E purtroppo – aggiunge Mauro Rossato – siamo consapevoli di come in questo drammatico bilancio restino fuori molti altri decessi. Quelli che appartengono all’economia sommersa e tutti i lavoratori che non sono assicurati Inail”.

Ma, nell’ottica di una riflessione più virtuosa, per l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, ciò che conta davvero nello studio dell’emergenza è il rischio reale di morte dei lavoratori, regione per regione e provincia per provincia.

“Si tratta dell’indice di incidenza della mortalità, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale e provinciale, la cui media in Italia alla fine del 2022 è di 35 decessi ogni milione di occupati – racconta ancora il Presidente dell’Osservatorio mestrino – questo indice, un vero e proprio ‘indicatore di rischio di morte sul lavoro’, consente di confrontare il fenomeno infortunistico anche tra regioni con un numero di lavoratori diverso”.

Le zone d’Italia, dal rischio più elevato

Sulla base dell’incidenza degli infortuni mortali, l’Osservatorio Vega definisce mensilmente la zonizzazione del rischio di morte per i lavoratori del nostro Paese che viene così descritto – alla stregua della pandemia – dividendo l’Italia a colori.

Ebbene, a finire in zona rossa alla fine nel 2022, con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 35 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Marche, Umbria e Campania.

In zona arancione: Puglia, Calabria, Sicilia, Piemonte, Toscana e Veneto.

In zona gialla, cioè sotto la media nazionale: Liguria, Abruzzo, Lazio, Molise, Emilia Romagna, Lombardia e Sardegna.

In zona bianca, ossia la zona in cui l’incidenza delle morti sul lavoro è la più bassa, troviamo il Friuli-Venezia Giulia.

Contemporaneamente, però, se l’emergenza sanitaria sembra essere quasi scomparsa come causa degli infortuni mortali del 2022, non si può dire altrettanto per le denunce totali di infortuni sul lavoro, ovvero quelli mortali insieme a quelli non mortali.

“A fine dicembre 2021 le denunce totali per infortunio dovuto al Covid erano 48.876, mentre a fine dicembre 2022 sono diventate 117.154 – spiega ancora Rossato – ciò significa che praticamente sono più che raddoppiate, dimostrando come il virus sia divenuto molto meno mortale, sebbene sia ancora presente nei luoghi di lavoro”.

L’identikit dei lavoratori che rischiano maggiormente la vita sul lavoro?

Sono stranieri e ultrasessantacinquenni.

L’analisi sull’incidenza infortunistica svela chiaramente come gli stranieri abbiano un rischio di morte sul lavoro più che doppio rispetto agli italiani. Gli stranieri registrano 66,5 morti ogni milione di occupati, contro 31,5 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.

Un dato che si ripete, in modo più o meno analogo, dal 2019 al 2021. E poi ci sono gli ultrasessantacinquenni che registrano 93,6 infortuni mortali ogni milione di occupati. Conseguenza, probabilmente di una minor reattività in situazioni di rischio.

Mentre quando si parla di denunce totali di infortunio, sono i giovani a indossare la maglia nera; ed è la mancanza di esperienza questa volta a portare a questo ‘record’. Nel 2022 sono state 76.269 le denunce tra i 15 e i 24 anni. Doppie e anche triple rispetto alle altre fasce d’età”.