Donne schiave in provincia di Ragusa: SEL si ribella e lancia appello

Donne schiave in provincia di Ragusa: SEL si ribella e lancia appello

RAGUSA – “Che vita è quella dell’italiano se vede il suo vicino dirimpettaio legato ad una catena?”.  Sono queste le forti parole con cui il coordinamento provinciale di Ragusa di Sinistra, Ecologia e Libertà commenta e lancia un’appello riguardo all’atroce condizione delle donne schiave e violentate nel ragusano.

Stiamo parlando dell’orrenda e taciuta realtà delle donne romene che approdano nella nostra terra per realizzare il sogno di una vita migliore ma che in realtà si concretizza nell’incubo dell’abuso e della violenza.

Tra queste donne spesso ci sono ragazzine poco più che adolescenti, costrette a crescere in fretta, troppo in fretta.

“Pochi giorni fa, a Comiso sono state letteralmente sequestrate ai fini del riscatto donne anche minorenni – documenta il coordinamento provinciale di Sel -. Ragazze costrette alla sudditanza di altri, solo perché non c’è alcun ente/persona/istituzione che possa garantire loro i diritti umani in territorio italiano – conclude la nota -. Oggi si deve urgentemente parlare di schiavismo congenito, legato al bisogno della speranza nella vita e di contro strettamente congiunto a delle prassi contorte che, piano piano, si inseriscono nel nostro comune sentire, quasi come inevitabili conseguenze della fragilità sociale dello straniero appena sbarcato”.

Una storia ormai consolidata che tutti conoscono ma a cui solo in pochi si oppongono.

Parlando degli sfruttatori ancora gli esponenti provinciali di Sel affermano: “Questi odierni mostri, approfittando della realtà confusamente democratica del nostro paese hanno avuto la possibilità, la volontà e la più perfida capacità di agire indisturbati nell’esercizio dello schiavismo moderno”.