Ministro della giustizia: “Scuola forense non è obbligatoria”. Da Acicatena la “rivoluzione”

Ministro della giustizia: “Scuola forense non è obbligatoria”. Da Acicatena la “rivoluzione”

CATANIA – “Dal Comune di Acicatena abbiamo inviato una mozione di interpello al Ministro della Giustizia la cui risposta travolgerà in pieno tutta l’Italia”.

Sono queste la parole di Camillo Greco, il neolaureato in giurisprudenza all’Università di Catania che mesi fa aveva fatto sentire la sua voce in merito all’iter che i giovani come lui devono percorrere per diventare avvocato.

Una vera sfida che coinvolge i ragazzi non solo sul piano dello studio ma anche e soprattutto su quello economico in quanto “per accedere all’esame di abilitazione all’avvocatura il requisito necessario per legge è l’aver svolto il praticantato in uno studio legale per la durata di 18 mesi –  dichiara Greco – a cui, non solo a Catania, è stata aggiunto, sulla base di un’assente regolamentazione, la frequenza della scuola forense che nel capoluogo etneo costa 1100 euro (900+iva)”.

In sostanza nel gennaio 2014 l’ordine degli avvocati etneo aveva stabilito l’obbligatorietà della scuola forense. “Avevano costituito illegittimamente la scuola motivando tale sconsiderata azione, dicendo di voler aiutare i ragazzi a sostenere un nuovo esame di abilitazione come riformato dalla legge 247/2012 continua Greco -. Ma quando nel febbraio 2015 la riforma dell’esame è slittata al 2017 grazie al decreto Milleproroghe, la loro motivazione è andata in frantumi”.

Dall’inizio della protesta in questi mesi anche i giornalisti del programma televisivo “Le Iene” si sono occupati della questione ma nulla era cambiato fino a una settimana fa. Ci riferiamo al 5 maggio, data in cui il Ministro della Giustizia ha risposto alla segnalazione che gli era stata inviata dal consiglio comunale di Acicatena che grazie all’interessamento del consigliere Giuseppe Aleo, aveva deliberato una mozione per l’interpello del ministro sulla questione.

“La risposta del Ministro pone fine alla scelleratezza che si stava perpetrando a Catania ed in altre città italiane, bloccando la sconsiderata attività commerciale a danno dei giovani praticanti che erano costretti a pagare una così grossa somma – aggiunge Greco -. Ma ciò che indispettisce ancora di più è che l’amministrazione San Lio ha confermato la non obbligatorietà della scuola solo dopo avere incassato fino all’ultimo le tasse previste per la fine di aprile e dopo aver fatto finta di essersi accorta solo a maggio della proroga dell’esame”.

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Ma ciò che dopo tanta polemica i ragazzi continuano a chiedersi è: dove sono finiti i loro soldi? Vengono utilizzati per pagare i più di 40 tutor? Oppure per affittare le aule utilizzate per fare lezione?

Al momento l’unico dato certo è che “adesso vogliono restituire i soldi ma solo agli iscritti del corso 2015 ed entro una data da loro fissata, cioè il 20 maggio afferma Greco -. Ma non è finita qui perché hanno fatto finta di dimenticare di menzionare il corso 2014 al quale io ho dovuto iscrivermi”.

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L’obiettivo dell’operazione che parte dalla Sicilia e in particolare da Acicatena è di ottenere una riorganizzazione del sistema perché, come conclude Greco “lo svolgimento obbligatorio dei corsi non era fondato sulla legge e il consenso dei ragazzi era viziato dalla minaccia di non ottenere il certificato da parte della scuola per accedere all’esame di abilitazione”.