Luz Long e l’amicizia con Jesse Owens, riposa in Sicilia l’atleta che umiliò Hitler: la STORIA – FOTO

Luz Long e l’amicizia con Jesse Owens, riposa in Sicilia l’atleta che umiliò Hitler: la STORIA – FOTO

MOTTA SANT’ANASTASIA – Migliaia di nomi distesi su fredde lastre d’ardesia, tutt’intorno ampie mura di cinta e in alto l’etere infinito. Entrare all’interno del Cimitero Militare Germanico di Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania, significa sperimentare l’accesso in un mondo differente, dove il ricordo di ciò che è stato si manifesta con la stessa forza di un pugno allo stomaco.

Il sacrario è gestito dal Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorge e. V., ente che usufruisce del contributo di volontari e donatori, ma anche di 600 dipendenti che operano in oltre 800 cimiteri di guerra sparsi in 45 Paesi nel mondo. Annualmente, gli stessi militari si adoperano per aiutare nella conduzione e nelle attività di manutenzione straordinaria.

Una struttura “essenziale”

La struttura lineare ed essenziale allo stesso tempo è figlia del genio dell’architetto tedesco Diez Brandi, il quale ha voluto isolare il visitatore dal mondo esterno e indurre alla riflessione. L’assenza del tetto, probabilmente, intende favorire idealmente l’ascesa spirituale. Inoltre, i vari ambienti non sono mai posti sullo stesso livello.

Sono 4.561 i caduti di nazionalità tedesca che vi riposano all’interno, così come recita l’epigrafe affissa all’ingresso. “Il termine fossa comune però è improprio“, racconta a NewSicilia.it il dott. Vito Paolo Marullo, amministratore del mausoleo siciliano. “La parola ‘comune’ indica che tutti condividono uno spazio, però i corpi non sono ammassati. Sono numerati e depositati in cassettine. Nel registro, oltre al numero della tavola, è indicata anche la fila. C’è comunque un 10% che resta sconosciuto“.

È ben noto, invece, il nome di Carl Ludwig Hermann Long, biondo avvocato originario di Lipsia e tra gli atleti più celebrati di sempre. “Lui è proprio lì“, ci dice Marullo indicandoci la “piastra E” della “Cripta 2 Caltanissetta” (ogni sala porta il nome di una città siciliana che indica l’area con il numero più alto di caduti) dov’è sepolto Luz Long. Si leggono anche le date di nascita e morte: “27 aprile 1913 – 14 luglio 1943“. Accanto al nome di Long e a quello di tantissime altre vittime di giovanissima età sono poggiate delle pietre di grandezza differente lasciate dai familiari.

La tomba di Luz Long, con il suo nome visibile

La dimensione sta a significare il grado decrescente di parentela. Paradossalmente, buona parte erano ‘veterani’ perché molti erano tornati dal Nord Africa. L’età media decresce spostandoci verso nord, perché man mano finivano le truppe esperte e venivano rimpiazzate da persone sempre più giovani“.

Tanti, troppi giovani

Nell’ultimo avamposto contro l’Armata Russa è stato inviato chiunque, anche ragazzine. Nella ‘Caltanissetta’ troviamo comunque anche caduti di Siracusa, Ragusa e, in piccolissimo numero, anche della provincia di Catania. Per quanto riguarda gli sconosciuti abbiamo tre tavole che ricordano 451 vittime“.

Il sacrario conserva anche i resti del militare più giovane di cui si ha notizia, Horst Grünthal classe 1925. “Era un 17enne. Sicuramente, cadde prima dello sbarco in Sicilia. I motivi possono essere molteplici: attacco aereo, suicidio, malattia o un banale incidente stradale. Nel 2018 venne un 93enne che fece l’opposizione in Germania, dopo aver saputo l’età lo portai qui e rimase molto colpito. Il suo atteggiamento fu di compassione, ma non di dramma. Ricordava il tutto come una pagina dolorosa ma archiviata. Per gli altri, invece, si trattava di una ferita sempre aperta“.

La lastra che ricorda Horst Brunthal, nato nel 1925

Megalomania nazista

Tornando sui passi di Long, l’episodio più iconico che caratterizza l’esistenza dello sportivo tedesco avviene durante i Giochi Olimpici di Berlino del 1936. La città, in quel periodo, viene concepita da Adolf Hitler come la “Welthauptstadt Germania”, la Capitale del Terzo Riech instaurato dal Führer.

L’idea del Cancelliere nazista è quella di modificare il volto di Berlino e sfruttare le Olimpiadi tedesche come mezzo di propaganda per le sue folli idee nazionaliste, così come indicatogli dal suo braccio destro Joseph Goebbels.

Si costruiscono quindi numerose strutture sportive, come il monumentale Olympiastadion. L’impianto, più in avanti, ospiterà le gare casalinghe dell’Hertha Berlino e alcuni match dei Mondiali di Calcio del 1974 e del 2006, tra i quali l’indimenticabile finale tra Italia e Francia vinta ai calci di rigore dagli Azzurri di Marcello Lippi.

Tra i partecipanti ai Giochi, vengono esclusi gli atleti di origine ebraica. In questo clima, Luz Long è il prototipo d’uomo perfetto per giustificare i piani espansionistici di Hitler e il germoglio del falso mito della “razza ariana”.

Sotto i suoi occhi gli atleti tedeschi fagocitano successi uno dopo l’altro, con 89 medaglie conquistate (33 ori, 26 argenti e 30 bronzi) dal 1° al 16 agosto, facendo meglio addirittura degli Stati Uniti. Oggi un medagliere così ricco sarebbe improponibile. Eppure, a un certo punto, la superiorità della Germania viene messa in discussione dal “tradimento” del suo atleta più in vista.

Il primo gesto di fair play della storia

Durante le qualificazioni per la finale del salto in lungo, Long osserva il 23enne afro-americano Jesse Owens, probabilmente il velocista più forte al mondo in quel momento. Il giovane fallisce in occasione di due tentativi. In caso di un terzo flop, lo statunitense sarebbe fuori. Il tedesco dunque si avvicina, incoraggiando il suo avversario e consigliandogli di saltare alcuni centimetri prima della pedana di battuta.

Owens ascolta il suggerimento di Long e riesce non solo a qualificarsi, ma ad aggiudicarsi perfino l’oro nella gara del pomeriggio. Si tratta, probabilmente, di uno dei primi gesti di fair play della storia dello sport professionistico. La sintonia tra i due campioni scatta immediatamente.

Emblematico, se non addirittura profetico, è lo scatto realizzato da Heinrich Hoffmann, fotografo di Hitler che ritrae Long e Owens che discutono amichevolmente sdraiati ai bordi della pista dell’Olympiastadion. Un uomo bianco e uno nero l’uno accanto all’altro, nella Germania nazista di Hitler. È possibile? Sì che lo è.

Lo scatto che ritrae Luz Long e Jesse Owens durante le Olimpiadi del 1936

Durante la competizione Owens vince quattro medaglie d’oro, mentre Long si accontenta di un argento proprio nel lungo alle spalle dell’afro-americano. La conclusione dei Giochi non divide i due atleti, che continuano a restare in contatto a lungo nonostante le numerose difficoltà. Negli Stati Uniti degli anni ’30 i cittadini di pelle nera vengono continuamente discriminati, mentre in Europa la politica tedesca diventa sempre più aggressiva.

Nel 1943, al culmine della Seconda Guerra Mondiale, Luz Long viene mandato a combattere in Sicilia nell’Operazione Husky contro le truppe Alleate. Il tedesco fa parte della prima linea della divisione “Hermann Göring” e viene coinvolto nella battaglia che esplode all’aeroporto di Biscari-Santo Pietro, nei pressi dell’odierna Acate (Ragusa). Qui Lunz Long muore, probabilmente a causa delle ferite riportate.

Il monito per le nuove generazioni

Morire in guerra a soli 30 anni dopo essere stato il simbolo sportivo del proprio Paese. È stato questo il destino di Carl Ludwig Hermann Long, “condannato” dal Nazismo per il più umano degli atteggiamenti. Ma la storia, anche in questo caso, può rivelarsi maestra per evitare il ripetersi delle stesse atrocità vissute in Europa nella prima metà del ‘900.

Nel mondo le guerre continuano a esserci. Quantomeno, nella nostra cultura, una larghissima parte della popolazione ha preso coscienza dell’importanza della pace. Difficilmente oggi, la notizia dell’andare in guerra verrebbe presa a cuor leggero e con applausi in piazza“, sottolinea Marullo. E proprio per questo motivo luoghi come il Cimitero Militare Germanico di Motta Sant’Anastasia si rivelano fondamentali per dare un monito a chi rimane.