Catania, tetraplegico picchiato dalla sorella e dal marito: G.I.P. archivia il caso, Fulvio Frisone chiede giustizia

Catania, tetraplegico picchiato dalla sorella e dal marito: G.I.P. archivia il caso, Fulvio Frisone chiede giustizia

CATANIA – Archiviato il caso di un tetraplegico, Fulvio Frisone, preso a schiaffi dalla sorella e dal marito a maggio del 2019, i quali sono indagati per il reato di maltrattamenti contro familiari o conviventi e di lesioni personali. Il soggetto in questione, protagonista della triste vicenda, non si rassegna e chiede giustizia.

I fatti

Il procedimento ha origine dalla denuncia di Fulvio Frisone, che sarebbe stato preso a pugni e schiaffi dalla sorella e del marito di quest’ultima. I due avrebbero agito contro di lui dopo essere tornati dal nosocomio in occasione di un malore della madre della persona offesa.

Ancora, i due l’avrebbero minacciato e, dalla paura, Fulvio Frisone avrebbe riferito di essersi urinato addosso ma, nonostante ciò, le aggressioni e le frasi ingiuriose continuavano a sussistere.

Notizia di reato infondata

Il pubblico ministero, però, assume che la notizia di reato è infondata poiché sia l’attività di indagine espletata sia la narrazione della persona offesa, non consentono di ravvisare elementi di rilevanza penale.

Difettano le condotte prevaricatrice della sorella tese a umiliare Frisone e creare un clima di vessazione e terrore connotato dal requisito dell’abitualità. Si tratta di un caso isolato, dato che la vittima – dal 4 maggio 2019 – non ha più avuto contatti con gli indagati e prima nessun caso di violenza era stato segnalato.

In un’altra sentenza, la Cassazione è chiara sul punto: “Ai fini della configurazione del reato di maltrattamenti in famiglia, è richiesto il compimento di atti che non siano sporadici e manifestazione di un atteggiamento di contingente aggressività, occorrendo una persistente azione vessatoria idonea a ledere la personalità della vittima“.

Manca, tra l’altro, anche l’intento minaccioso della frase pronunciata dal marito della sorella, essendosi limitato a dire che “avrebbe chiamato le Iene“. Si difetta dell’elemento oggettivo del reato. Secondo un consolidato orientamento della giurisprudenza: “Ai fini dell’integrazione del delitto di minaccia, non è necessario che la prospettazione di un male ingiusto intimidisca effettivamente il soggetto passivo, essendo invece sufficiente che la condotta posta in essere dall’agente, in relazione alla situazione contingente, sia potenzialmente idonea a incidente sulla libertà morale della vittima“.

Il G.I.P. dispone, quindi, l’archiviazione del procedimento iscritto nei confronti dei due imputati per infondatezza della notizia di reato e ordina la restituzione degli atti al pubblico ministero.

Per leggere il testo completo del provvedimento clicca qui.

Il reclamo di Fulvio Frisone

Dopo l’archiviazione, Fulvio Frisone chiede giustizia e propone reclamo avverso il decreto emesso dal G.I.P.. I motivi sono riconducibili, innanzitutto, all’omessa valutazione delle doglianze presentate dalla persona offesa nella richiesta di archiviazione.

Si fa leva sul fatto che il soggetto vittima non avrebbe mai denunciato la sorella per il reato di maltrattamenti (che per il G.I.P. non si configurerebbe) ma principalmente per i reati di percosse e lesioni. Si doveva, pertanto, procedere all’aggiornamento della notizia di reato, con l’aggravante del fatto che si tratta di una persona indifesa e incapace di reagire.

Si può leggere: “Ne consegue che il G.I.P., sebbene sollecitato a tal fine, ha mancato di esercitare i propri poteri di controllo e vigilanza delle indagini preliminari”.

Il legale della persona offesa, Avvocato Giuseppe Lipera, pertanto, chiede che il Tribunale di Catania rilevi la nullità del decreto di archiviazione impugnato e disponga la restituzione degli atti alla Procura della Repubblica di Catania affinché proceda all’aggiornamento dell’iscrizione nel registro delle notizie di reato a carico della sorella di Fulvio Frisone per il reato di percosse, o proceda a nuova iscrizione per gli stessi fatti, eventualmente ordinando le indagini suppletive precedentemente indicate da Fulvio Frisone nell’atto di opposizione all’archiviazione e indicando il termine entro il quale espletarle.

Immagine di repertorio