“Iucamu ‘e catti?”, ecco l’origine delle carte siciliane: nelle nostre mani un pezzo di storia

“Iucamu ‘e catti?”, ecco l’origine delle carte siciliane: nelle nostre mani un pezzo di storia

SICILIA – Colorate, affascinanti e riconoscibilissime. Le carte siciliane sono tra i giochi più diffusi e praticati, specialmente in occasione delle festività natalizie dove si riesce a mettere temporaneamente da parte la quotidianità per rilassarsi.

Spesso scambiate erroneamente per “napoletane”, le carte siciliane presentano molte analogie con le omologhe campane, in quanto imparentate con lo stesso gruppo di semi spagnoli, al quale appartengono anche le piacentine, le romagnole e le sarde. Tuttavia, rispetto alle napoletane, è possibile notare alcune piccole differenze per quanto riguarda i disegni e le dimensioni delle figure.

L’origine araba della carte siciliane

Stabilire un’esatta origine delle carte siciliane è come voler determinare il sesso degli angeli. La loro nascita non è esattamente nota ma, come detto in precedenza, è possibile far risalire l’appartenenza al gruppo spagnolo. Tale gioco sarebbe stato importato nella penisola iberica dagli arabi, nello specifico dai Mamelucchi egiziani nel XIV secolo.

Originariamente, il mazzo di carte egiziane era composto da 52 elementi suddivisi in quattro semi: Dhiram (denari), Suyûf (spade), Jawkân (bastoni) e Tûmân (coppe). Oggi, invece, il mazzo è costituto da 40 carte, dieci per ogni seme.

Il dominio spagnolo e l’importazione in Sicilia

Com’è noto, la Sicilia è rimasta per diversi secoli sotto il dominio della corona spagnola e proprio questa influente presenza ha nel nostro territorio ha contribuito alla veloce diffusione del gioco anche dalle nostre parti.

L’importazione spagnola ha mantenuto il numero dei semi arabi, aggiungendo le immagini delle figure di Malik (re), Nâib (vicerè) e Nâib thanî (il viceré in seconda). Questi personaggi nelle carte arabe erano espressi soltanto in scrittura araba perché la religione islamica proibiva la rappresentazione di figure umane.

Il ruolo di Garibaldi nella carte siciliane

Attraverso il gioco delle carte siciliane è possibile imparare anche la storia dell’Unità d’Italia. Come? Basti pensare che nel Cinque di Denari inizialmente era rappresentato in miniatura Giuseppe Garibaldi, successivamente rimpiazzato da una biga. Lo stesso “eroe dei due mondi” era raffigurato a cavallo nel Nove di Mazze.

Con il passare del tempo, i siciliani hanno avvertito il bisogno di “personalizzare” le carte, non tanto nel loro aspetto quanto nell’affibbiare a ognuna di esse un “pecco” specifico. Ed ecco che a Catania, per esempio, la Donna di Mazze è diventata “a giallinusa” per via del colore dominante della sua veste, l’Asso di Coppe è conosciuto come “quattara” mentre all’Asso di Mazze viene attribuita una presunta forma fallica e, per tale motivo, si è meritato il nome di “a ciolla“.