“Se una donna esce di casa e gli uomini non le mettono gli occhi addosso, deve preoccuparsi… La donna suscita il desiderio, guai se non fosse così“, sono queste le frasi che la scrittrice sarda Michela Murgia mette al centro della conversazione con il famoso psichiatra noto per le sue numerose comparse nei vari salotti televisivi nazionali, Raffaele Morelli.
Il professore prova a spiegare che “Il femminile è la radice – di cosa non è proprio chiaro dato che le due voci si sovrappongono in un dibattito che pare essere vicino a un’esplosione -. Ascolta tu sei qua per farmi delle domande cretine?” sbotta il Professore che non risponde alle domande incalzanti di Murgia.
“I codici del femminili sono codici antichi – procede Morelli – primordiali e siccome il femminile è alla base della crescita di ogni donna, se il femminile viene soffocato come accade in molte patologie, una donna perde la possibilità di realizzare la sua pienezza“, sarebbe interessante indagare quali siano le patologie che ostacolano “il femminile”. “Sto parlando e non voglio essere interrotto!” fine.
La riflessione su quanto accaduto va ben oltre all’ennesimo battibecco a cui ormai siamo abituati. Il linguaggio e il tono utilizzati mettono in risalto una mentalità patriarcale e maschilista che vede l’uomo, presumibilmente colto e istruito, in una posizione superiore rispetto a una donna, che per natura deve essere oggetto del desiderio. Nel 2020 potrebbe essere considerato offensivo pensare che le donne debbano essere per forza oggetto del desiderio di qualsiasi altro essere umano per trovare una qualsiasi soddisfazione.
Al di là della polemica sul personaggio/professore, che può piacere o meno, in gioco subentrato delle visioni che potrebbero avere delle gravi conseguenze: l’incapacità al confronto che avviene attraverso il dialogo, luogo per eccellenza di incontro.
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