Il riscatto oltre l’emergenza, i minorenni di Bicocca realizzano mascherine. Don Bontà: “Passione, sacrificio e tempo”

Il riscatto oltre l’emergenza, i minorenni di Bicocca realizzano mascherine. Don Bontà: “Passione, sacrificio e tempo”

CATANIA – In questo momento tanto delicato e particolare che stiamo vivendo, tutti siamo stati messi a dura prova e, in certi contesti, bisogna sapersi anche re-inventare. Nello specifico, i ragazzi dell’Istituto penitenziario minorile di Bicocca di Catania hanno voluto dare il proprio contributo per la società producendo mascherine sia per un utilizzo interno, nel rispetto delle misure contenitive dettate dal Governo, sia per destinarle all’esterno in soccorso dei più bisognosi.

Ai microfoni di NewSicilia è intervenuto don Francesco Bontà, cappellano penitenziario che ha curato il tutto, per spiegarci l’origine e il contenuto di questo nobilissimo progetto: “L’idea di realizzare le mascherine nasce per occupare i ragazzi durante la giornata dato che, per ovvi motivi legati alla situazione in atto, la scuola e i corsi erano sospesi. Non potendo entrare né professori, né volontari, insieme all’equipe educativa, abbiamo portato avanti questa iniziativa“.

La dottoressa Letizia Bellelli, direttrice dell’Ipm, da noi intervistata, ha aggiunto: “Questi mesi di lockdown, necessario per limitare il propagarsi del contagio, ci hanno fatto, in un certo senso, sperimentare cosa significhi essere ‘reclusi’, cioè privati di alcune libertà che ci sembrano ovvie quando le abbiamo ma delle quali abbiamo compreso il senso e il valore quando ne siamo stati privati: fare una passeggiata, comprare un gelato, incontrare gli amici, scegliere in un negozio un paio di scarpe”.

Se la situazione ci è sembrata – a tratti – paradossale e anche difficile da sopportare, per i ragazzi di Bicocca il discorso si amplifica: “Per i detenuti, e per i detenuti del minorile in particolare, questi mesi hanno portato qualche ulteriore restrizione che si è aggiunta a quelle che già la privazione della libertà comporta: non hanno incontrato i familiari, non hanno ricevuto i ‘pacchi’, sono state sospese tutte le attività che comportavano l’ingresso di personale esterno“.

Pur essendo una realtà chiusa, però, i contatti col mondo esterno sono inevitabili e così, unendo l’utile al dilettevole, si può dar vita a qualcosa di realmente unico, come la storia di ciascun minorenne in istituto. La direttrice ha specificato: “In questi mesi di più rigida chiusura, grazie all’ingegno e alla fantasia di chi ha continuato a prendersi cura dei ragazzi, sono state avviate attività alternative che hanno posto i giovani detenuti al passo con i propri coetanei e con il mondo esterno: ciò è avvenuto anche con l’avvio di colloqui e videochiamate tramite le varie piattaforme informatiche, così come con le lezioni scolastiche o formative online“.

Ma non è tutto: singolarmente i minorenni si sono messi in gioco, hanno imparato “un’arte” – quella del cucito – che magari erano soliti solo vedere dalle loro madri e nonne. Non essendo del tutto in grado di farlo, sono stati insegnati loro i “segreti” del mestiere. Don Francesco Bontà ha spiegato: “L’idea è stata accolta con entusiasmo dai minorenni che sono contenti di realizzare con le loro mani qualcosa che possa servire per il bene degli altri. Le mascherine sono fatte con il tessuto TNT e, all’inizio, i ragazzi hanno fatto un mini corso con il mediatore culturale che lo ha a sua volta fatto con la sarta della parrocchia Beato Cardinale Dusmet di Monte Palma. A tal proposito, ringrazio padre Matteo Minissale, suor Giuseppina FMA e la signora Francesca“.

Questi attimi di produzione diventano un momento di integrazione, ma è anche un modo per rendersi utili all’esterno: i ragazzi riescono a dar vita a un quantitativo di mascherine superiore a quel che serve per la realtà interna e allora lo mettono a disposizione dei più bisognosi, donando quel che loro in prima persona producono per l’altro. Una risposta positiva su tutti i fronti: “Il progetto sta andando bene, i minorenni pian piano si stanno perfezionando, ci mettono passione, sacrificio e tempo. Adesso impiegano poco tempo per realizzare una singola mascherina“.

Significativa anche nelle logiche rieducative e nel loro percorso l’idea di fare del bene senza aspettarsi nulla in cambio, mettendosi anche alla prova, tentando di “invertire il senso di marcia” e percorrendo nuove e diverse strade rispetto al passato. Un insegnamento, però, valevole per tutti.

A tal proposito, la dottoressa Letizia Bellelli ha commentato: “Tale attività di ‘sartoria domestica’, oltre a presupporre l’apprendimento di nozioni di base di taglio e cucito, ha una valenza pedagogica ulteriore legata all’acquisizione della consapevolezza del loro scopo e della responsabilità che ci si deve assumere nel realizzare e nel fare uso di questi piccoli dispositivi. Significa, cioè, fare un ulteriore piccolo passo nella consapevolezza della responsabilità che ciascuno ha nel rispettare le regole e gli altri e, quindi, nell’essere un buon cittadino“.

Don Francesco Bontà è molto orgoglioso di tale iniziativa – pensata proprio da lui – e ci ha detto: “Lavorare insieme è un’esperienza sicuramente formativa, è molto bello vedere quelle mani che hanno compiuto in passato un reato ‘trasformarsi’ in mani che realizzano con creatività delle mascherine che verranno utilizzare per il bene degli altri“.

Ma il percorso all’interno dell’istituto non si ferma qui, dato che sono tanti i progetti, anche culturali, che sono stati proposti e accolti negli anni. In particolare, i ragazzi dipingono, scrivono poesie, partecipano a premi letterari e, in passato, sono stati realizzati anche degli audiolibri fruibili per i non vedenti o ipovedenti. Così i minorenni di Bicocca leggevano, registravano dei file e la sensazione che ne ricavavano era quella di dare un segnale positivo all’esterno a chi era più sfortunato di loro, quasi come una sorta di riscatto.

Anche il futuro si prospetta pieno di “sorprese” e momenti di spessore dal punto di vista educativo: “Il nostro obiettivo è quello di creare una vera e propria sartoria all’interno dell’istituto. Più in là ci inventeremo qualche altra cosa per fargli occupare il tempo. Siamo pieni di fantasia e creatività“.

Un laboratorio, dunque, che ha visto impegnate in prima linea diverse personalità che hanno collaborato tra loro per rendere tutto possibile. Don Francesco Bontà, infatti, vuole rivolgere proprio a loro la sua gratitudine: “Vorrei ringraziare la direzione quindi le dottoresse Letizia Bellelli e Maria Randazzo, l’equipe educativa e l’amministrazione penitenziaria, i benefattori che sono i Cavalieri dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme sezione di Catania, la famiglia Salesiana della Salette, la Parrocchia beato Cardinale Dusmet di Monte Palma. Un plauso va al nostro mediatore culturale Jourairi Abdellah per aver insegnato ai ragazzi a cucire“.

Quel che è certo è che la vita ci insegna molte cose che, a volte, non siamo in grado di spiegare o capire a pieno. Abbiamo tanto da imparare dall’altro, chiunque sia e qualunque sia la realtà presa in considerazione. Occorre, dunque, farne tesoro sempre, sfruttando al meglio ogni occasione che ci si presenta davanti. Il nostro contributo può fare realmente la differenza. Questo è l’insegnamento più grande che i minorenni di Bicocca ci hanno trasmesso con questa iniziativa al servizio dell’altro.

Si ringrazia per la disponibilità la dottoressa Letizia Bellelli e il cappellano penitenziario don Francesco Bontà, il quale ci ha fornito anche il comparto fotografico presente nell’articolo.