Ceppo di epatite E dai ratti inquieta la comunità scientifica: già 11 casi, nuovo rischio sanitario

Ceppo di epatite E dai ratti inquieta la comunità scientifica: già 11 casi, nuovo rischio sanitario

Inquietudine in questi giorni nella comunità scientifica per un nuovo rischio sanitario. Sembrerebbe che dei ratti abbiano infettato un uomo con un nuovo ceppo di epatite E.

L’epatite E è una malattia del fegato che può anche causare febbre, ittero e ingrossamento del fegato e si trasmette attraverso la contaminazione dell’acqua potabile. Nel mondo si è a conoscenza di quattro differenti ceppi dei quali uno solo colpisce gli umani. Dal 2018, però, il mondo della comunità scientifica fa i conti con 11 contagiati da un ceppo che si riteneva potesse colpire solo i ratti.

Due anni fa, gli esperti di malattie infettive dell’Università di Hong Kong hanno incontrato un paziente insolito. L’uomo di 56 anni, che aveva subìto un trapianto di fegato, mostrava anomalie del fegato senza una causa ovvia. Fatti tutti i test del caso hanno scoperto che il suo sistema immunitario stava rispondendo all’epatite E, ma non sono riusciti a trovare nel suo sangue il ceppo umano del virus dell’epatite E (HEV).

I ricercatori hanno quindi provveduto alla riprogettazione del test diagnostico, scoprendo, per la prima volta nella storia l’epatite E di ratto in un uomo. Il caso più recente risale allo scorso 30 aprile e a essere contagiato è stato un uomo di 61 anni. In questo caso, a preoccupare gli esperti è che l’uomo non viveva in ambienti infestati da ratti (come invece avvenuto nel primo caso), non aveva storie di viaggi e nella sua famiglia nessuno presentava segni o sintomi.

Il dottor Siddharth Sridhar, un microbiologo e uno dei ricercatori della HKU che hanno fatto la scoperta, ha dichiarato di essere preoccupato in quanto mancherebbe l’anello relativo alla trasmissione dalla specie animale all’uomo. Nei due anni trascorsi dalla scoperta, i ricercatori non hanno ancora identificato la via esatta di trasmissione dai ratti agli umani. Hanno teorie, forse i pazienti hanno bevuto acqua contaminata o hanno maneggiato oggetti contaminati, ma nulla è stato definitivamente dimostrato.

Ma c’è ancora molto che rimane sconosciuto. Non sanno quanto sia lungo il periodo di incubazione di questo virus, il che significa quanto tempo impiegano i pazienti ad ammalarsi dopo l’esposizione. Stanno ancora cercando di trovare un trattamento, poiché i farmaci usati per trattare la variante umana dell’epatite E hanno avuto risultati contrastanti su pazienti con HEV di ratto.

A parte gli 11 casi di Hong Kong, solo un altro caso è stato confermato a livello globale: un uomo in Canada che aveva precedentemente viaggiato in Africa. Quest’ultimo sarebbe andato in ospedale dopo aver sperimentato orticaria, nausea, grave ittero e fegato infiammato, e si è rivelato positivo per HEV di ratto, secondo un rapporto di febbraio 2019.

Immagine di repertorio