Conseguenze emergenza Coronavirus per imprese edili, Potenza: “Mi auguro non ci siano azioni di sciacallaggio finanziario”

Conseguenze emergenza Coronavirus per imprese edili, Potenza: “Mi auguro non ci siano azioni di sciacallaggio finanziario”

CATANIA – I giorni di emergenza per il Covid19 stanno facendo sentire i loro effetti nell’ambito economico, sia per i lavoratori che per le aziende. Sentiamo spesso parlare di crisi e di ripresa, ma tutto questo varia anche a seconda dei settori di competenza. In quello dell’edilizia si stanno cercando le soluzioni malgrado l’attività in forma parziale di alcune aziende a causa delle restrizioni imposte dal decreto prolungato in questi giorni fino al 13 aprile. La fiducia nelle istituzioni c’è, ma si spera sempre che non accadano determinate cose.

A dare conferma di ciò è il segretario generale della Feneal Uil Catania, Nino Potenza, che spiega quali sono le società che non hanno ricorso alla cassa integrazione e che hanno avuto l’autorizzazione a portare avanti i loro lavori. I fornitori però si sono trovati sprovvisti dei dispositivi di protezione individuale e ciò ha portato alla sospensione delle loro attività. Questo potrebbe causare delle criticità di non poco conto in un secondo momento, riguardanti la cassa integrazione.

“Stiamo registrando circa il 95 % di imprese del comparto edile che stanno ricorrendo alla cassa integrazione per Covid19 – afferma Potenza –. Sono rimaste fuori solo le aziende che si stanno occupando della costruzione di infrastrutture, autorizzate a portare avanti i lavori rispettando il protocollo d’intesa per la prevenzione del contagio. Ma alcune di esse sono costrette a lavorare a regime ridotto perché mancano le materie prime in cantiere a causa della cassa integrazione fatta dai fornitori per quella parte di personale che non hanno come impegnare. Mi riferisco alla Cmc e alla Sant’Agata Scarl, che sta realizzando il raddoppio ferroviario Bicocca-Catenanuova. Imprese che non lavorano con tutto il personale perché all’interno del protocollo è prevista l’esenzione di tutti i lavoratori con problemi polmonari dallo svolgimento dell’attività lavorativa. Ci sono fornitori che non stanno lavorando perché non sono riusciti a reperire i dispositivi di protezione individuale. Le aziende che realizzano infrastrutture non hanno avuto l’autorizzazione alla sospensione dei lavori da parte dei committenti, che hanno mostrato poca sensibilità e che potrebbero applicare le penali in caso di stop. Ci sono aziende ferme da 15 giorni e l’Inps ha già incamerato le domande di cassa integrazione ordinaria. Lì arriveranno un fiume di istanze col pagamento diretto dell’istituto nei confronti dei lavoratori e questo a mio avviso creerà qualche problema di tenuta economica nelle famiglie, che si troveranno con metà stipendio e dovranno aspettare molto per prendere la cassa integrazione. La Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria è meno farraginosa di quella in deroga, che viene finanziata dalla Regione con un importo definito che non può essere sforato. Il blocco delle attività comporta un danno economico non indifferente”.

Diverse potrebbero essere le soluzioni per poter evitare una crisi, e si pensa per prima a un bilanciamento delle entrate e delle uscite. Ma i lavoratori assunti il mese scorso sono abbastanza svantaggiati.

“Le aziende dovrebbero essere messe nelle condizioni – conclude Potenza – di abbattere i costi indiretti della produzione. I soldi di cassa integrazione percepiti dai dipendenti non devono essere spesi tutti per le tasse locali dirette. Le tasse devono essere pagate da tutti perché così si pagherebbe di meno. Nel decreto sono stati lasciati fuori tutti i lavoratori assunti dal 23 febbraio in poi e questo attualmente è in discussione al governo. Al momento essi non possono percepire la Cassa integrazione Guadagni Ordinaria. Apprezzo le cose che si stanno facendo, ma alcune cose, come la sospensione del mutuo, potevano essere gestite meglio. Spero che non ci siano azioni di sciacallaggio finanziario tipiche di quando un paese è in difficoltà”.