Da Catania in India con la bici per scoprire il mondo e se stesso: la storia di un catanese – FOTO

Da Catania in India con la bici per scoprire il mondo e se stesso: la storia di un catanese – FOTO

CATANIA – “Mollare tutto e andare lontano”. È proprio questa la frase che, al giorno d’oggi, spesso e volentieri pronunciamo o ascoltiamo da altri.

Che sia colpa dello stress o di situazioni molto più delicate poco importa. Quel che accomuna queste condizioni è il desiderio di fuggire.

Del resto, non è facile trovarsi in una società dove primeggiano gli stereotipi, la monotonia quotidiana e un ritmo di vita eccessivamente frenetico.

Davanti a un quadro simile la risposta potrebbe sembrare intuitiva, tuttavia non è così. Chiunque potrebbe pensare alla “fuga ideale” per scansare il malessere, ma chi è disposto a fare una cosa del genere?

Lasciare il lavoro, la propria casa e gli affetti più cari è molto più di un semplice atto di coraggio. Rinunciare alle certezze e a ogni tipo di stabilità è una scelta di vita.

In fondo, l’essere umano tende a costruire un equilibrio e spaventa pensare che questo possa essere compromesso. Spesso, però, lo stesso equilibrio viene determinato da scelte che, a lungo andare, potrebbero rendere infelici.

Non a caso, guardandoci attorno, molte sono le persone che pensano di sbagliare qualcosa nella propria vita, le stesse a volte si sentono totalmente insoddisfatte della loro quotidianità.

A questo punto ci si trova davanti a un bivio. Accettare la situazione e rassegnarsi, o “rompere gli schemi” e iniziare da zero?

Probabilmente, la maggioranza sceglierebbe la prima opzione per paura di un cambiamento. Qualcuno, invece, si è affidato alla seconda scelta.

Uno zaino sulle spalle e una bici per scoprire il mondo e se stesso. Questa è la storia del giovane Marco Chillemi, residente nella provincia di Catania.

Proprio dalla città ai piedi dell’Etna, Marco ha deciso di lasciare tutto e tutti, per intraprendere un viaggio in solitudine che lo sta portando a tanti chilometri di distanza da casa sua, con una meta finale, l’India.

Pedalare intensamente lasciandosi così alle spalle le frustrazioni, i dolori e le insoddisfazioni. Guardare oltre, verso panorami mozzafiato, immergendosi nella natura e nei suoi spettacoli.

Durante il tragitto, in collegamento da Corfù, in Grecia, Marco è stato ascoltato ai microfoni di NewSicilia.it: “Tutto è iniziato l’anno scorso in Slovenia con una mia amica australiana. Lei mi parlava dei suoi progetti, tra cui il suo prossimo viaggio in India, e io la invidiavo perché pensavo che, non appena finito il viaggio, sarei tornato in ufficio. Da sempre sognavo di viaggiare in modo non convenzionale. Già a 22 anni seguivo gente che viaggiava in backpacking, cioè con lo zaino sulle spalle”.

Perché hai scelto di viaggiare per la prima volta in bici?

“La bicicletta ti permette di viaggiare lentamente, vedi tutto. Io mi voglio avvicinare alla cultura orientale lentamente, non con un viaggio di 10 ore. Mi attrae il loro essere a contatto con la terra, gli indiani sono molto pacifici e riescono a convivere con gli animali. Per esempio, se vai in India ti ritrovi a mangiare con una mucca accanto”.

Per quanto tempo vuoi stare lì?

“Non lo so, voglio viaggiare. Questa esperienza mi porterà in tutti i paesi che distanziano l’India dall’Italia. Quindi, situazione politica permettendo, anche in Iran. Ho valutato i possibili rischi ma, al solito, se ci pensi troppo non fai niente. È ovvio che se scoppia una guerra devo trovare il modo per evitarla. L’unica regola è quella di arrivare in India in bici, andare avanti. Io mi sento già lì, sto vivendo delle cose che mi fanno sentire lì, a contatto con la natura e con le persone che incontro”.

Le persone come si pongono nei tuoi confronti?

“La gente che incontro è incredibile. Ho ricevuto accoglienza ovunque. In ogni caso, il punto è che sei tu a porti in maniera diversa e di conseguenza le persone si fidano di te. Riesci a far uscire l’umanità che è in loro, infatti spesso mi capita che siano gli altri a offrirmi qualcosa. La gente si vuole sentire parte dell’avventura, tutti cercano di fare qualcosa. Mi è capitato di dormire da qualcuno. Al momento sono in un resort dismesso, ho montato la tenda e starò qui circa tre giorni per rilassarmi, dopo le pesanti pedalate”.

Hai un programma da seguire?

“Non ho un itinerario, sto improvvisando e questa è una cosa molto singolare. Per esempio, il cicloturismo è diffuso nel mondo, ma la mia esperienza è singolare perché io non ero un ciclista. Solitamente le persone che viaggiano in bici si mantengono nelle vicinanze e poi pensano ad andare molto lontano. Invece, io prima di partire avevo soltanto dieci esperienze in bici e senza nemmeno il peso che mi porto adesso. Al momento cammino con sei borse in bici, complessivamente un peso di circa 35 chili”.

Che reazione ha avuto la tua famiglia al momento della decisione?

“La mia famiglia l’ha presa molto male. Appena sono tornato dal viaggio in Slovenia, lo scorso luglio, ho parlato con mio padre e gli ho detto che non ero molto soddisfatto della mia vita. I miei non ci credevano, poi quando hanno capito che lo volevo fare davvero ci sono rimasti male”.

Tu come hai vissuto e come stai vivendo questa decisione?

“È stato facile lasciare la mia famiglia perché non è una scelta definitiva. Non nego che quando viaggi così non è tutto rose e fiori, non è come andare in una città europea. C’è del pesante, specie nei momenti di solitudine, poiché non vedo e non parlo fisicamente con una faccia amica ormai da quasi un mese. Tra l’altro, adesso ho avuto connessione, ma ci saranno momenti dove non userò nemmeno il cellulare. In ogni caso, la stanchezza fisica non è indifferente, si pedala tanto. Vorresti morire a volte. Ci sono momenti in cui non ti puoi nemmeno lavare. Se passi da un posto e vedi un bagno ne approfitti perché non sai quando ti ricapiterà. A volte non ti senti sicuro, senti rumore di notte e ti spaventi. Non aiuta nemmeno dormire al freddo, ti mette a dura prova. Questo vale specialmente quando dormo in spiaggia e la mattina mi sveglio dolorante”.

Cosa diresti a coloro che hanno paura di fare una scelta importante?

“Non c’è una formula per vivere bene, l’unica è quella di seguire il proprio cuore. Sembra una frase fatta ma non lo è. Non dico che il viaggio sia l’antidoto ai propri problemi, ma posso dire che c’è gente che si accontenta di quello che ha e non è felice, ha paura di cambiare. Allora a questo punto io penso che è meglio fallire ma averci almeno provato. Chissà dove mi porterà questa esperienza, magari sotto un ponte, ma al momento mi trovo a Corfù con un tramonto pazzesco, questo conta. Bisogna chiedersi se si è felici, ci si deve guardare dentro. Quando viaggi, senza hotel o altro comfort, davvero capisci chi sei e quali sono le tue attitudini, ti riscopri. Io mi sto conoscendo e mi sto dando delle conferme. Non so cosa sarò domani ma sicuro non sono quello che ero ieri. Di certo so che la mia vita non è dietro uno schermo. Ci sono cose che amo, come stare all’aria aperta e a contatto con le persone”.

Cosa pensi della routine quotidiana e la sua monotonia?

“La società ti fa credere che sei nato per fare e avere delle cose. Avere una cucina, la tv, o andare la domenica al centro commerciale. Tutto questo non è vivere. Purtroppo, spesso capita che alla fine ti ci ritrovi costretto a vivere in un clima tale. Anche non volendo, la routine e la convivenza in un certo tipo di società ti porta ad adeguarti ai ritmi. Per questo io voglio vivere senza pensare a essere bello o ai vestiti da indossare la mattina. Vorrei continuare a esplorare il mondo con la libertà di una persona che non ha vincoli”.

Se dovessi descrivere la tua avventura con una canzone, quale sceglieresti?

“Ascolto sempre la musica mentre pedalo. Tra le tante, scelgo il brano di Bob Dylan, The Times They Are A-Changin’. I tempi stanno cambiando e gli ultimi saranno i primi. Chi ieri era un perdente domani sarà un vincitore. A me fa venire la pelle d’oca. Prima mi sentivo un fallito perché non ero felice e non avevo il coraggio di cambiare la vita, per cose futili che nemmeno mi rendevano felice. Ora sento che i tempi stanno cambiando davvero per me, per ciò che ho vissuto e che mi sono trascinato. Piano piano è come se mi stessi scrollando di dosso tutto questo”.