Mancate rimozioni d’asfalto, false contabilità e tangenti in mano: la ricostruzione degli illeciti all’Anas di Catania

Mancate rimozioni d’asfalto, false contabilità e tangenti in mano: la ricostruzione degli illeciti all’Anas di Catania

CATANIA – Intercettazioni ambientali, accertamenti bancari e analisi della documentazione amministrativa. In questo modo i finanzieri del nucleo P.E.F. di Catania sono stati in grado di tracciare la ricezione delle tangenti, in denaro contante, che passavano dalle mani di cinque funzionari infedeli Anas e trovare nelle case dei pubblici ufficiali le mazzette incassate.

Un lavoro meticoloso che ha visto ancora al centro dell’attenzione degli investigatori da una parte Romano, Contino e Panzica e, dall’altra, l’imprenditore Salvatore Truscelli. L’intervento dei finanzieri scattò proprio in occasione della consegna nell’ufficio di Contino di una mazzetta di 10mila euro. Prima di quell’episodio Truscelli aveva consegnato a Contino e Panzica un’altra busta contenente 20mila euro a beneficio anche dell’ingegner Romano.

L’appalto in questione riguardava i lavori di risanamento della sovrastruttura stradale dell SS114 Orientale Sicula dal km 130 al km 154,66 nel tratto Villasmundo-Siracusa. I lavori erano stati iniziati dalla “Truscelli srl” nel giugno 2019 per un importo totale di 560mila euro. L’ammontare complessivo della somma corruttiva era di oltre 60mila euro. Tra gli stratagemmi adottati dall’impresa figurava l’incompleta rimozione dell’asfalto usurato prima di procedere all’applicazione del nuovo tappeto.

Un’azione che avveniva in totale accordo con i funzionari infedeli dell’Anas che rassicuravano l’impresa del buon esito dei controlli posteriori che avrebbero dovuto certificare la conformità dell’opera. Un’altra intesa venne siglata da Romano e Urso con Iacuzzo della Isap srl riguardo tre contratti applicativi rientranti in un accordo quadro triennale per “l’esecuzione di lavori di manutenzione straordinaria della pavimentazione delle strade di competenza Anas nella Regione Sicilia“.

All’impresa vennero affidati i lavori di riqualificazione del piano viabile di Caltagirone, il risanamento della pavimentazione stradale in tratti saltuari tra il chilometro 0+000 e il chilometro 51+900 della SS288 di Aidone. Come confermato in sede di interrogatorio dai funzionari Anas, l’Isap srl traeva vantaggio illecito dalla mancata rimozione di una parte del manto stradale usurato. I pubblici ufficiali, dunque, acconsentivano alla registrazione in contabilità di uno spessore di materiale fresato superiore al vero, in modo da far riconoscere all’impresa un compenso che non le sarebbe spettato.

Iacuzzo avrebbe dunque successivamente consegnato una somma complessiva di 60mila euro all’indirizzo di Urso e Romano. Un terzo episodio ha visto coinvolti Romano, Urso e l’imprenditore Priolo, la cui impresa Priolo srl era stata affidataria dei “lavori di ripristino del piano viabile, consolidamento del corpo stradale e di stabilizzazione di pendici in tratti saltuari tra il chilometro 10+000 e il chilometro 11+000 della SS575 di Troina“, iniziati a febbraio 2019 e ultimati tre mesi dopo.

Priolo avrebbe in seguito consegnato negli uffici Anas di Catania una tangente di 15mila euro in contanti divisa tra Urso e Romano. Ulteriore accordo era stato stretto da Romano, Urso e Trovato dell’Anas con Pullara, titolare dell’omonima ditta individuale, in quanto incaricato di svolgere “lavori di risanamento della pavimentazione stradale in tratti saltuari della SS284 tra il chilometro 0+000 e il chilometro 44+524nel tratto Randazzo-Paternò dell’Occidentale Etnea.

I lavori erano stati aggiudicati al prezzo di 630mila euro ed erano stati consegnati d’urgenza alla ditta costruttrice nel maggio di quest’anno e conclusi in meno di un mese nei primi giorni di giugno. La tangente complessiva di 18mila euro in contante era stata originata, anche in questo caso, da un’incompleta fresatura del manto stradale e una falsa registrazione nella contabilità. Pullava avrebbe poi concluso il patto con il geometra Trovato, destinatario di un primo acconto negli uffici dell’Anas di Catania e, in seguito, avrebbe inviato di un saldo pattuito in contanti direttamente all’ingegner Urso sempre a beneficio dei tre funzionari Anas corrotti.

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