“Perché io sono vivo e Massimo no?”, il dolore dell’amico dell’escursionista morto a Stromboli

“Perché io sono vivo e Massimo no?”, il dolore dell’amico dell’escursionista morto a Stromboli

LIPARI –Mi sento un miracolato. Abbiamo sentito una forte esplosione e abbiamo iniziato a correre. Ho capito subito che era un evento eccezionale. C’era una pioggia di fuoco“. Sono drammatiche le parole rilasciate ad AdnKronos da Thiago Takeuti, 35enne turista brasiliano scampato alla tremenda esplosione avvenuta due giorni fa sull’isola di Stromboli.

In sua compagnia, al momento della forte deflagrazione, c’era anche Massimo Imbesi, l’escursionista originario di Milazzo morto durante la fuga. “Stavamo cercando di risalire le pendici del vulcano, quando il fuoco ci ha colto di sorpresa“, racconta Takeuti.

Abbiamo visto una zona già bruciata, percorsa dal fuoco e abbiamo pensato di rifugiarci là“. La furia del vulcano, tuttavia, è stata superiore all’istinto di sopravvivenza degli escursionisti: “Siamo caduti e abbiamo sbattuto il petto. A un tratto mi sono accorto che non era più dietro di me e sono tornato indietro a cercarlo“.

Ho cercato di rianimarlo – racconta ancora il 35enne – respirava sempre più a fatica, ho provato con la respirazione bocca a bocca e con il massaggio cardiaco, ma non c’era niente da fare“.

Dopo quei momenti disperati il giovane continua a interrogarsi sull’accaduto ed è il rimorso misto al dolore a prendere il sopravvento nel suo racconto. “Mi chiedo perché io sono vivo e Massimo no. Mi chiedo perché a me. Mi sento un miracolato“.

Immagine di repertorio