Clandestini: dietro una vera associazione a delinquere

Clandestini: dietro una vera associazione a delinquere

CATANIA – Lo sbarco di clandestini sulla coste della Sicilia ha raggiunto numeri impressionanti negli ultimi mesi e negli ultimi anni, complici le situazioni geopolitiche di Africa ed Asia. Dietro all’arrivo di persone che fuggono dai loro paesi, però, si nasconde un vero e proprio commercio illegale. Le autorità siciliane ed italiane hanno attuato delle indagini che hanno portato a un risultato sconcertante: 301 le persone fermate, tra rinvii a giudizio e condanne di primo grado.

Il numero di migranti verso le nostre coste è variato in modo esponenziale dal 2012, quando le persone accolte erano circa 20 mila. Quest’anno, invece, sono state più di 160 mila. Ed il fatto che la gran parte di esse viene dalla Siria, spiega perché sulla parte orientale dell’Isola si sia registrato il maggior numero di arrivi.

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Le indagini condotte dalla procura di Catania, in sinergia con quelle di Siracusa e Ragusa, oltre al supporto della Marina Militare, hanno consentito di risalire ai componenti di associazioni a delinquere finalizzate al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Si parla di cifre enormi: un viaggio della speranza costa tra i 3000 e i 4000 euro. E non sempre, come si è visto nei mesi scorsi, si è sicuri di arrivare.

Attraverso una fitta rete di controlli, che ha visto l’ausilio di autorità straniere, si è giunti al fermo di molte persone e all’indentificazione di tre uomini, tutti egiziani, ma di cui non si sanno ancora nomi. Anche per questo, le istituzioni italiane hanno richiesto al governo egiziano la loro estradizione. Nel siracusano, invece, sono state identificate due bande che facevano riferimento direttamente ai capi africani: una eritrea e l’altra sempre egiziana.

Il risultato, è frutto di quattro grandi operazioni: “Markeb El Khebir”, “Tessa”, “Tokhla” e “9/9/2014”. Nel corso di queste indagini, l’intervento della marina militare ha avuto un ruolo rilevante. Si è potuto risalire ad alcune navi madre ed al loro sequestro. Un duro colpo per le organizzazioni anche perché è stata ampliata l’area di controllo, per garantire maggior sicurezza ed eventuali interventi di soccorso.

Il resoconto finale lo ha spiegato il procuratore capo Giovanni Salvi. Ecco l’intervista:

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Una situazione difficilmente sostenibile da soli, spiega Salvi, che invita il governo italiano ed europeo a prendere una posizione.

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