Catania e Candidò Cannavò, quell’amore mai sbocciato: se anche la piazza si “dimentica” di lui

Catania e Candidò Cannavò, quell’amore mai sbocciato: se anche la piazza si “dimentica” di lui

CATANIA – Casa natale, impegno per lo sport e primi passi da giornalista. Sono tanti gli aspetti che legano lo storico direttore della Gazzetta dello Sport, Candidò Cannavò, alla sua Catania.

Proprio la città dell’elefante, qualche anno fa, aveva deciso di rendere immortale la memoria dell’illustre firma scomparsa il 22 febbraio 2009, intitolando lo spazio di piazzale Oceania a suo nome e dedicandole un murale colorato che raffigura proprio un Cannavò sorridente e gioviale.

Una decisione, quella assunta dall’allora amministrazione Bianco, che era costata l’irritazione sui social network di qualche tifoso del Calcio Catania che non aveva affatto digerito alcune critiche rivolte da Cannavò al “Cavaliere” Angelo Massimino poco prima dell’esclusione dai campionati professionisti del club rossazzurro avvenuta nel 1993. Altro punto focale della polemica l’idea di collocare la figura dell’illustre penna catanese accanto ai colori social del club.

Diatribe probabilmente eccessive, seguite nel giro di pochi mesi da un doppio atto di vandalismo ai danni dell’opera artistica. A dieci anni dalla morte del giornalista catanese, tuttavia, la città di Catania sembra essersi dimenticata di questo spazio pubblico. L’area, ripristinata proprio in occasione dell’intitolazione a Cannavò, versa da mesi in condizioni vergognose a causa dei teppisti e di una manutenzione abbastanza approssimativa.

Dalle aiuole sono spariti i fiori decorativi, mentre muschio e muffe hanno attaccato da tempo le mattonelle dell’ampio marciapiede. In una delle aree verdi è presente anche una palma crollata al suo probabilmente a causa di qualche agente atmosferico. Orribile anche lo spettacolo offerto dai sacchi di immondizia e dalle cartacce che soffocano i prati. Nemmeno l’area di sgambatura dei cani sembra essere stata risparmiata dal degrado, con cavi scoperti e la ruggine che ha già fatto capolino sulla recinzione in ferro.

Le strutture che completano la silhouette della piazza sono nuovamente riempite da graffiti e dalle scritte di sedicenti “ultras” che non perdono occasione di lasciare scritte che rivendicano cervellotiche appartenenze territoriali. La speranza di riuscire a conservare uno spazio pubblico in condizioni decenti nella nostra città naufraga, come troppo spesso accade, in un mare di illusioni.