Scandalo al cimitero: salme bruciate e gettate nei cassonetti, denunciati 7 impiegati comunali

Scandalo al cimitero: salme bruciate e gettate nei cassonetti, denunciati 7 impiegati comunali

MAZARA DEL VALLO – I carabinieri di Mazara del Vallo hanno notificato la conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 7 impiegati comunali effettivi al cimitero, denunciati, tra i quali era coinvolto anche un funzionario, per redazione di falsi formulari e atti pubblici e per modalità illegali di smaltimento delle salme presenti nel cimitero mazarese.

Le indagini sono iniziate nel 2017 a seguito di alcune segnalazioni da parte di cittadini. Proprio a gennaio di due anni fa, infatti, alcuni operai comunali erano stati sorpresi dai carabinieri mentre gettavano nei cassonetti urbani i resti di estumulazioniUlteriori approfondimenti di indagine hanno dimostrato che gli stessi impiegati comunali erano soliti smaltire i rifiuti cimiteriali mediante combustione con la complicità del funzionario pro-tempore dei servizi cimiteriali per conto dell’Amministrazione Comunale.

Quest’ultimo, nel tentativo di dimostrare ai militari il regolare smaltimento dei rifiuti, aveva redatto falsi formulari che simulavano l’avvenuta consegna dei rifiuti cimiteriali a una ditta autorizzata. I rifiuti in questione erano stati, in realtà, già smaltiti con modalità non previste dalla legge: tramite combustione e/o gettati in cassonetti della nettezza urbana.

I carabinieri, dopo aver acquisito i falsi formulari, hanno tempestivamente intercettato e fermato l’autocarro della ditta autorizzata a trasportare i rifiuti in discarica. Questo accertamento ha consentito di comprendere come le sacche consegnate alla ditta dagli operai comunali fossero state riempite con nuove cassette di zinco e dolosamente danneggiate al fine di simulare l’avvenuta consegna dei resti delle estumulazioni alla ditta.

Tutto il materiale è stato sequestrato. Le ipotesi di reato al momento contestate con l’odierno provvedimento vanno dall’attività di gestione di rifiuti non autorizzata alla falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, a quella più grave di depistaggio per il funzionario comunale.