Perché la Befana è brutta e vecchia? Comprendiamo il motivo per abbattere l’archetipo della cultura sessista

Perché la Befana è brutta e vecchia? Comprendiamo il motivo per abbattere l’archetipo della cultura sessista

Quando si festeggia la ricorrenza dell‘Epifania viene subito in mente l’immagine, ormai stereotipata, della Befana anziana e dall’aspetto orrendo che si intrufola nottetempo nelle case a portare dolci e doni ai bambini buoni e carbone ai pargoli più discoli.

Perché nel corso dei secoli si è cristallizzata la figura di questa streghetta ricurva che si muove a bordo di una scopa, mentre per il “collega” Babbo Natale è sempre prevalso l’identikit dell’uomo barbuto ma dall’aspetto bonario e rassicurante?

Nello stesso linguaggio comune, inoltre, dare della “befana” a una donna rappresenta una mancanza di rispetto figlia di una cultura sessista che ha denigrato e continua tutt’ora a denigrare il genere femminile. Epiteti sgradevoli a parte, per comprendere il perché di questo curioso personaggio occorre compiere un salto a ritroso di diversi secoli fino al periodo degli antichi Romani.

Se il 25 dicembre gli abitanti dell’Urbe erano soliti rendere omaggio al Sol Invictus in occasione del solstizio d’inverno, dodici giorni dopo veniva celebrata la dea Diana, divinità della caccia e della rinascita che, nelle ore serali, si librava in volo per rendere fertili le terre coltivate. Altre versioni di questo mito parlano invece della dea Abbondanza come protagonista del rito notturno e dell’omologa Strenia indicata come simbolo del nuovo anno.

Con l’avvento della Chiesa Cattolica, che non vedeva di buon occhio le celebrazioni pagane, questa figura venne abolita e la bellissima dea propiziatrice venne ridotta a una megera dall’aspetto terrificante. Nel corso del tempo, la Befana è diventata simbolo del ciclo invernale e dell’anno vecchio che lasciano spazio ai nuovi dodici mesi e alla primavera alle porte.

L’aspetto trasandato della Befana non deve dunque ingannare. Messi da parte quegli stracci e l’apparenza vetusta, si fa dunque spazio il percorso del rinnovamento e della riappropriazione della bellezza, simbolismo che va interpretato in chiave positiva e che si propone di accompagnarci anche nel corso di queste fredde giornate invernali.

Fonte immagine: passionemamma.it