Poste, in rivolta i “figli degli esodati”

Poste, in rivolta i “figli degli esodati”

PALERMO – “Poste Italiane ha fatto cassa sulla pelle e le angosce dei lavoratori. In azienda, ha organizzato un precariato low-cost sostituendo operatori full time con dipendenti part time: 1.200 persone a cui è stata tolta per contratto ogni prospettiva professionale e di vita”. L’accusa è della Slp Cisl Sicilia che annuncia a partire da lunedì 1 dicembre assemblee in tutti i luoghi di lavoro, nell’Isola.

La vicenda è quella dei cosiddetti “figli di esodati”: figli, cioè, di dipendenti che hanno scambiato il posto di lavoro con l’assunzione di un giovane e che si sono ritrovati senza pensione, anche per sette-otto anni. E con il figlio a part-time con 600-650 euro al mese, ma senza alcuna chance di stabilizzazione.

Allo stato – informa la Slp Cisl – nella regione, su 3.200 operatori di sportello quasi un terzo è impiegato in regime di part time e questa è una situazione ormai insostenibile“.

Sul tema il sindacato ha spedito una nota firmata dal suo segretario regionale, Giuseppe Lanzafame, ai presidenti di Regione e Ars, ai capigruppo di Palazzo dei Normanni e ai parlamentari siciliani di Camera e del Senato.

Lanzafame invoca “un intervento forte” nei confronti della Spa controllata dal ministero del Tesoro. “Non possiamo consentire – scrive – che Poste speculi e incrementi bilanci a danno dei lavoratori e delle loro famiglie”. Da qui le assemblee in vista di “ulteriori forme di lotta”.