Insufficienza ovarica precoce

Insufficienza ovarica precoce

Questa patologia, un tempo definita come fallimento ovarico precoce o menopausa precoce, attualmente è indicata con più sensibilità come insufficienza ovarica prematura o precoce (POI). Infatti, ad eccezione dell’ipogonadismo primario ipergonadotropinemico in cui l’attività ovarica si interrompe molto precocemente e si manifesta già in epoca puberale, ciò che in passato si riteneva comportasse un danno periferico irreversibile, in realtà può presentare una residua funzione ovarica intermittente, con possibilità anche di gravidanze spontanee in donne giovani, che si aggira intorno al 17%.

A seconda dell’eziopatogenesi e dell’età di insorgenza della disfunzione ovarica, la POI può presentarsi nella donna come amenorrea secondaria molto precoce, amenorrea secondaria più tardiva, o come vera e propria menopausa precoce (quando insorge oltre i 40 ma prima dei 45 anni), e la triade diagnostica secondo le recenti linee guida ESHRE è costituita da:

  • amenorrea ≥4 mesi
  • sintomatologia da deficit di ormoni sessuali
  • 2 valori di FSH a distanza di almeno 1 mese ≥25 UI/l.

Nonostante quasi tutti gli studi siano concordi sulla prevalenza della POI indipendentemente dagli anni o dai Paesi considerati (1:1000 donne < 30 anni; 1:100 donne < 40 anni), la prevalenza è attualmente incerta, sia perché praticamente tutti gli studi recenti riportano percentuali riferite a decenni prima, sia per le molteplici cause eziopatogenetiche della POI.

Infatti la POI può esser dovuta a deplezione follicolare (ovvero perdita del normale patrimonio follicolare primordiale a livello ovarico) oppure a disfunzione follicolare (ovvero i follicoli sono presenti ma non riescono a progredire con regolare maturazione) e le cause sottostanti possono essere genetiche, autoimmuni, iatrogene, epigenetiche, ambientali o virali, ma, ad eccezione di al- cune cause che possiamo stabilire con certezza, altre hanno un nesso di probabilità più che di causalità, e pertanto molti casi di POI sono definiti idiopatici

Per quanto riguarda le cause genetiche (frequenza 10-20%), qualunque gene interferisca con la gonadogenesi o l’oogenesi (difetti numerici o strutturali del cromosoma X, mutazioni di singoli geni), oppure con lo sviluppo dei follicoli primordiali nella vita fetale, o ancora con lo sviluppo dei follicoli antrali o con il reclutamento follicolare, lo sviluppo e la maturazione follicolare, può essere chiamato in causa nell’eziopatogenesi della POI, allo stesso modo di qualunque gene sottostia al corretto funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, alla steroidogenesi, ad un corretto funzionamento metabolico ed immunitario.

Vi è un lungo elenco di mutazioni attualmente in studio di singoli geni che possono associarsi alla POI, anche in assenza di patologie sindromiche, sia sul cromosoma X che sugli autosomi. Tuttavia solo pochissime di queste sono state chiaramente accertate come causa inequivocabile.

L’esposizione ad un ambiente subottimale durante lo sviluppo comporta delle modificazioni nella fisiologia e nel metabolismo che persistono nella vita adulta e che possono essere trasmesse alle generazioni successive, con incrementato rischio di sviluppare patologie cardiovascolari e metaboliche, e ridotta longevità.

Recenti studi hanno evidenziato che anche la funzione riproduttiva della prole può essere influenzata dall’ambiente intrauterino, sia per quanto riguarda l’età del menarca, sia per quanto riguarda la fertilità, sia per quanto riguarda l’età alla menopausa