La rinascita di Ferrari, il ritorno di Alfa Romeo, Marchionne ”rivoluzionario”: il Made in Italy sempre al primo posto

La rinascita di Ferrari, il ritorno di Alfa Romeo, Marchionne ”rivoluzionario”: il Made in Italy sempre al primo posto

Cambiamento o, meglio ancora, rivoluzione. Una parola per descrivere una persona che ha segnato il destino di una delle Scuderie più famose al mondo e che ha fatto la storia della Formula 1. Il rapporto tra Sergio Marchionne e la Ferrari è decollato da subito, proprio da quel 12 ottobre 2014, giorno in cui divenne presidente della Rossa, subentrando a Luca Cordero di Montezemolo. Un’eredità pesantissima, frutto di diversi trionfi, sia nel campionato mondiale costruttori (l’ultimo nel 2008), sia nel campionato mondiale piloti (l’ultimo nel 2007 con Kimi Raikkonen). Ma per la Ferrari era arrivato il momento di voltare pagina.

Il giorno in cui Marchionne prende le redini di Maranello corrisponde a quello del Gran Premio di Russia. Inclusa quest’ultima, mancano solo 4 gare alla fine di uno dei mondiali più disastrosi per il Cavallino. Nessuna vittoria e quarto posto finale nella classifica piloti. Uno dei baluardi della gestione Montezemolo, dopo il ciclo vincente di Jean Todt, fu il direttore Stefano Domenicali. Un personaggio da sempre vicino al mondo delle corse, ma che decide di dimettersi il 14 aprile 2014. Al suo posto viene nominato Marco Mattiacci, ma la sua esperienza al muretto dura pochissimo.

Al Gran Premio d’Australia del 2015 debutta uno dei pilastri della rivoluzione Ferrari. Stiamo parlando dell’attuale direttore del Cavallino, Maurizio Arrivabene. Una scelta inaspettata, vista la sua scarsa esperienza col mondo della Formula 1. Prima della nomina, infatti, Arrivabene lavora nell’ambito della commercializzazione e del marketing in Italia e all’estero (famosa la sua esperienza nell’azienda Philipp Morris, attiva nell’ambito dei tabacchi).

Marchionne decise di puntare tutto su Sebastian Vettel, proveniente dalla Red Bull, che prese il posto di Fernando Alonso. Il pilota tedesco mostra subito le sue qualità anche alla guida della Ferrari, riuscendo a vincere il suo primo Gran Premio in Malesia.

L’ex presidente scende in prima linea nelle vicende del box, diventando uno dei tifosi più appassionati e artefice di un profondo (e ritrovato) spirito di squadra anche tra i due piloti, Vettel e Raikkonen, che ancora oggi persiste.

Inoltre, il 4 gennaio del 2015, la Ferrari viene quotata in borsa per la prima volta. Un segnale fondamentale, dovuto allo scorporo tra il gruppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles) e Ferrari stesso. Il marchio, quindi, assume completa autonomia, facendo registrare sin da subito ottimi risultati.

Marchionne può essere considerato l’uomo del Made in Italy. Aveva due grande sogni, sempre legati al mondo della Formula 1: il primo, chiamato Alfa Romeo, è riuscito a realizzarlo, il secondo, meglio noto come Maserati, no. Da quest’anno, grazie a un accordo con Sauber, il marchio Alfa Romeo ha fatto il suo ritorno in Formula 1: grazie a questa collaborazione, è nata l’Alfa Romeo Sauber, guidata oggi da Marcus Ericsson e da Charles Leclerc, punta di diamante del Ferrari Driver Academy. E non dimentichiamoci di Antonio Giovinazzi, terzo pilota e collaudatore del team.

La rivoluzione di Marchionne serviva. La Ferrari è tornata a essere la monoposto da battere; quell’auto a cui tutti guardano per arrivare al successo. E proprio quest’ultimo è il passo che ancora manca.

E oggi più che mai la voglia di vincere il titolo mondiale, di “trasformare Loria in Gloria”, di riportare la Ferrari dove merita, è certamente aumentata.