Sposarsi in Sicilia: usi, costumi e tradizioni di tempi che furono

Sposarsi in Sicilia: usi, costumi e tradizioni di tempi che furono

PALERMO – La Sicilia non è fatta di solo mare, magnifici siti archeologici, bellezze monumentali e naturali, la Sicilia è luogo anche di tradizioni, molte delle quali si mantengono quasi intatte nel tempo. Anche le celebrazioni del matrimonio assumono connotazioni e sfumature che attingono a un ricco bagaglio di consuetudini: sposarsi in questa terra, infatti, non significa solo scegliere fra sontuose cattedrali e incantevoli scenari naturali, ma entrare a contatto con alcune tradizioni dalle solide radici.

Un antico detto siciliano recita così: “Fimmina a diciottànni, o la mariti o la scànni” (La donna a diciotto anni o la dai in sposa o la uccidi). Il motivo di questo detto antico è da ricercare nella credenza popolare che vede le donne chiuse in casa, lontane dalla vita dei campi o dai mestieri, il cui ruolo era circoscritto alla famiglia. Pertanto le giovani donne sognano di liberarsi da quella sorta di prigionia aspettando il principe azzurro! Ma molte in Sicilia non si limitavano a sognarlo: facevano voti per trovare marito, c’erano delle vere e proprie preghiere da recitare affinché si ricevesse la grazia di una proposta di matrimonio! Uno degli usi più bizzarri era quello di mettere tre fave sotto il cuscino della ragazza (una intera, una appena pizzicata e una completamente sbucciata) e al risveglio la giovane doveva estrarne una a sorte: se prendeva quella intera allora avrebbe sposato un uomo ricco, quella appena pizzicata stava ad indicare un uomo né ricco e né povero mentre quella sbucciata indicava un uomo povero.

Due erano i modi per sposarsi: quello “combinato” dai genitori e la “fuitina”. Nel matrimonio combinato la madre del ragazzo in età da matrimonio (ovvero dai 26 anni in su, o, comunque, dopo aver assolto gli obblighi militari), sceglieva una ragazza dello stesso paese e, con una scusa a volte anche banale, cercava un contatto con la madre di lei. Una volta raggiunto l’accordo, le due donne iniziavano a stilare una vera e propria lista di dote, nella quale si elencavano tutti i pezzi del corredo che la madre della sposa si impegnava a dare alla figlia. Il corredo, una volta ultimato, veniva esposto in casa per una settimana, così che tutti i parenti potessero ammirarlo.

Anche in Sicilia vi è la tradizione della preparazione del letto degli sposi: qualche giorno prima delle nozze le amiche e/o sorelle della sposa si recano nella casa dei futuri coniugi a preparare il letto: si utilizzano lenzuola rigorosamente bianche di lino o seta, spesso corredate di pizzi, e si dedicano ad addobbare la camera di tutto punto, includendo scherzi di ogni genere! Alla preparazione possono assistere tutte le donne (amiche o sorelle, mai sconosciute!), che la sposa desidera, ma con obbligo, anche qui, di avere nel gruppo la vergine e la sposata. Il motivo della presenza della donna vergine consiste nella credenza che le lenzuola utilizzate (nuove e quindi “vergini”) non possano essere toccate da donne anziane o comunque non vergini. Spetta, dunque, alla ragazza vergine preparare materialmente il letto, sotto lo sguardo vigile della donna sposata (simbolo in questo caso di conoscenza e saggezza), che normalmente è la mamma o la suocera della sposa. Una volta completato il tutto si fa salire sul letto una bambina, permettendole di fare svariate capriole, auspicio, per la coppia, di fertilità! Infine, si aggiungono tra le lenzuola soldi, confetti, grano e riso, da sempre simboli di auspicio di ricchezza e gioia.

Abito da sposa e colori: in Sicilia il colore dell’abito da sposa nell’800 non era bianco. A Terrasini (nel Palermitano) e a Milazzo (nel Messinese) il vestito era celeste. In generale, come è facile immaginarsi in una terra così vasta, gli usi variavano molto da zona a zona. A Modica (nel Ragusano) si usava spargere vino davanti la casa degli sposi, mentre a Mazara del Vallo (Trapani) veniva gettato frumento anziché riso.

Secondo un antico costume – diffuso ancora oggi – i regali del matrimonio siciliano vengono messi in bella mostra dagli sposi su un tavolo e, quando vengono consegnati dagli invitati, questi ricevono dagli sposi confetti e dolci. Al termine del ricevimento un corteo di amici e parenti “scortava” i novelli sposi a casa, dove la madre di lei preparava il letto nuziale e aiutava la figlia a svestirsi e sembra che in alcuni casi la madre restasse in quella casa anche per la prima notte di nozze per aiutare la figlia in caso di necessità.

Mese del matrimonio: per i siciliani non è di buon augurio sposarsi a maggio o ad agosto, la spiegazione potrebbe essere ricercata in Ovidio, illustre personaggio dell’epoca romana, secondo cui i romani commemoravano i loro defunti l’ultimo mese dell’anno, quindi prima a maggio, quando il calendario era di 10 mesi, poi ad agosto, quando furono aggiunti gli altri due, da qui l’uso di evitare questi due mesi.