Tentata estorsione e influenze sul Comune di Aidone per la raccolta rifiuti: 3 arresti – FOTO, NOMI e VIDEO

Tentata estorsione e influenze sul Comune di Aidone per la raccolta rifiuti: 3 arresti – FOTO, NOMI e VIDEO

AIDONE – Sin dalle prime luci dell’alba, la Polizia di Stato, a conclusione di articolata e complessa attività investigativa coordinata dalla Dda di Caltanissetta e svolta dalla Squadra Mobile di Enna, ha eseguito l’arresto, in esecuzione di Ordinanza Applicativa della Custodia Cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Caltanissetta, giusta richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, a carico di:

  • Isidoro Di Pino (da sinistra verso destra nella foto), 66enne, pregiudicato;
  • Filippo Scivoli, detto “contrabbuffo”, 41enne, pregiudicato;
  • Giuseppe Miccichè, operaio forestale;

I tre facevano parte di un’articolazione, costituita e operante ad Aidone, della “famiglia” “Cosa Nostra” di Enna – con l’aggravante dell’aver fatto parte di una associazione armata avente disponibilità di armi per il conseguimento delle finalità associative.

Con l’aggravante per Isidoro Di Pino di avere assunto il ruolo di responsabile per il territorio di Aidone, della recidiva aggravata specifica, reiterata, infraquinquennale ed, infine, per avere commesso il delitto nel periodo in cui era sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.

In particolare: ad Aidone da giugno del 2009 fino alla data dell’8 maggio 2017 per Isidoro Di Pino; ad Aidone da poco prima del mese di settembre del 2015 fino alla data dell’8 maggio 2017 per Filippo Scivoli; infine, sempre ad Aidone da epoca imprecisata e fino alla data del 6 settembre 2016 per Giuseppe Miccichè.

  

Filippo Scivoli ha tentato di costringere un imprenditore a versargli un “contributo” per i detenuti, consistente in una somma di denaro, richiesta alla quale l’imprenditore non aveva aderito e che successivamente ha subito un grave danneggiamento.

In seguito alle dichiarazioni dei collaboratori Leonardo Messina e Paolo Severino, nell’ambito dell’operazione “Leopardo” dei primi anni ‘90, è stato individuato come referente per il territorio di Aidone Isidoro Di Pino, che è stato arrestato e successivamente condannato per associazione mafiosa in primo e secondo grado; dopo l’annullamento con rinvio della Cassazione, è stato assolto con sentenza del 22 novembre 2003. Nel luglio del 2009 il Seminara e i tre aidonesi , tra cui Isidoro Di Pino, sono stati arrestati nell’operazione “Old One” e successivamente condannati con sentenza definitiva per l’appartenenza a “Cosa Nostra” e in particolare il Seminara per avere riorganizzato l’attività di “Cosa Nostra” in ampie aree della provincia ennese.

Nel 2014, Isidoro Di Pino è tornato in libertà e ha cercato di riprendere la sua posizione mafiosa avvicinandosi ad un incensurato, Filippo Scivoliu di Aidone, imprenditore, coinvolto comunque in alcune vicende in Nord Italia che lo avevano portato a essere vittima di un tentato omicidio.

 

I personaggi di Aidone hanno tratto, però, la loro linfa mafiosa dalla stretta vicinanza al boss della Sicilia orientale Salvatore Seminara che, temporaneamente scarcerato nel 2013 per scadenza dei termini di custodia, si è posto al vertice della famiglia di “Cosa Nostra” di Caltagirone, e ha iniziato a esercitare una pesante influenza anche sulla città di Catania. Inoltre, gli aidonesi si si sono legati strettamente anche alla famiglia di Raddusa – della quale facevano parte i fratelli Rino e Giuseppe Simonte, controllata comunque dallo stesso Seminara, sino a quando quest’ultimi sono stati arrestati.

Dal complesso delle attività investigative, svolte dalla Sezione Criminalità Organizzata e Straniera della Squadra Mobile di Enna, è emerso come il prevalente interesse di “Cosa Nostra” ennese fosse tuttora rivolto alle attività estorsive ai danni di imprenditori: la “messa a posto” perpetrata ai danni di imprenditori tramite la corresponsione di ingenti somme di denaro; come nel caso della tentata estorsione ai danni di un imprenditore aidonese, titolare di una ditta edile, messa in atto da Filippo Scivoli.

Nel 2014, quando Isidoro Di Pino era libero è stato intercettato dimostrando come mantenesse costanti contatti con gli associati liberi e assumendo un ruolo attivo all’interno dell’organizzazione per ciò che concerneva, tra l’altro il controllo mafioso sul territorio di Aidone. In particolare, l’uomo aveva regolari incontri con il gestore del bar l’”Ottagono” Filippo Scivoli.

Filippo Scivoli è il soggetto mafioso emergente che si affianca allo “storico” esponente di “Cosa Nostra” Isodoro Di Pino per il controllo del territorio. L’uomo si è reso responsabile di una tentata estorsione ai danni di un imprenditore edile, che successivamente ha subito anche un grave danneggiamento ai mezzi della azienda. Si è accertato anche come il malvivente fosse in grado di esercitare significative influenze sul Comune di Aidone, in particolare, nella gestione della raccolta dei rifiuti e del taglio degli alberi correlati al decoro urbano e nell’organizzazione di intrattenimenti a vantaggio dell’attività commerciale – chiosco/bar di fatto da lui gestito – “Ottagono”.

L’appartenenza a “Cosa Nostra” di Giuseppe Miccichè è emersa da una serie di vere e proprie confessioni captate dall’attività di intercettazione, nel corso della quali lo stesso ha rivelato il suo ruolo nell’organizzazione e ha esposto dinamiche interne alla stessa, che avevano riscontro nelle sue attuali frequentazioni, nella sua partecipazione fisica a incontri tra appartenenti mafiosi e nella sua partecipazione “emotiva” alle vicende giudiziarie dei suoi consociati.

Le indagini svolte da questa Squadra Mobile attraverso le attività tecniche di intercettazione, telefoniche ed ambientale tra presenti, compendiate da numerose e puntuali attività di riscontro, quali i servizi di osservazione sul territorio e l’acquisizione documentale – in particolare sono stati effettuati anche degli accessi al Comune di Aidone per acquisire la documentazione – hanno permesso all’autorità giudiziaria competente, la Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta di avanzare richiesta di misura cautelare anche a carico degli indagati, positivamente accolta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale nisseno, che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Stamane, pertanto, gli uomini della Squadra Mobile di Enna attraverso un’articolata Operazione di Polizia, hanno arrestato i tre indagati, e dopo gli adempimenti di rito, i medesimi sono stati rinchiusi in vari carceri dell’isola.