Hpv: sosteniamo la vaccinazione

Hpv: sosteniamo la vaccinazione

In Italia si stima che ogni anno il Papillomavirus sia responsabile di circa 6.500 nuovi casi di tumori in entrambi i sessi, circa 12mila lesioni anogenitali di alto grado nella donna e almeno 80mila casi di condilomi genitali. Malattie che potrebbero scomparire, o almeno diventare molto rare, grazie alla vaccinazione dal 2007 offerta gratuitamente nel nostro Paese a tutte le ragazzine dodicenni e quest’anno estesa anche ai maschi, eppure ad oggi lo sfrutta solamente il 70% degli aventi diritto.

Alcuni dei 150 ceppi di virus Hpv, che si trasmette per via sessuale, hanno un ruolo chiave nell’insorgenza sia di tumori che di lesioni precancerose (condilomi genitali) maschili e femminili: il Papillomavirus è infatti il primo responsabile del cancro alla cervice uterina ed è stato dimostrato il ruolo nella formazione di neoplasie che colpiscono vulva, vagina, pene e ano (forme di cancro assai rare) e di carcinomi dell’orofaringe (bocca). Secondo le stime più recenti, quasi la metà degli uomini ha un’infezione da Hpv (i maschi sono il serbatoio naturale di trasmissione dell’Hpv.

A 10 anni dall’arrivo del vaccino in Italia abbiamo a disposizione molte dimostrazioni della sua efficacia e sicurezza ed è importantissimo far percepire la vaccinazione come una opportunità di protezione per i propri figli e favorire la consapevolezza del bilancio positivo tra benefici ed eventi avversi.

L’Australia è stato il primo Paese, a partire dal 2009, a registrare la drastica riduzione dei condilomi genitali a seguito dei programmi di vaccinazione: una riduzione di oltre il 90%. I benefici della vaccinazione non sono stati solo a carico delle dodicenni coinvolte nei programmi vaccinali ma anche dei maschi coetanei eterosessuali (meno 40%). In altre parole, la protezione post-vaccinale delle giovani ragazze si è trasferita anche sui loro partner.

Risultati analoghi emergono in tutti i Paesi con un’alta percentuale di adesione ai vaccini quadrivalente e bivalente, come la Danimarca, dove – secondo le statistiche – “la condilomatosi è virtualmente eliminata” e si evidenzia una netta riduzione anche delle infezioni e delle lesioni precancerose Cin 2 e 3.

Lo scorso giugno 2016 a favore del vaccino era scesa in campo la Società Americana di Oncologia (Asco) con il dichiarato intento di aumentare la consapevolezza dell’impatto che il Papillomavirus umano (o Hpv) ha sul numero dei casi di tumore e far crescere l’adesione alla vaccinazione contro il virus. Oggi è possibile proteggersi dai nove ceppi di HPV umano responsabili delle lesioni precancerose, dei tumori del collo dell’utero, della vulva, della vagina, dell’ano e dei condilomi genitali in adolescenti maschi e femmine.

Da febbraio 2017 è disponibile anche in Italia il nuovo vaccino nonavalente con un potenziale di prevenzione del 90% per il cancro del collo dell’utero, del 75-85%  per le lesioni precancerose Cin 2 e 3, dell’85-90 per il cancro della vulva, dell’80-85 per il cancro della vagina, del 90-95 per il cancro dell’ano e del 90% dei condilomi genitali.