Allarme Artico: i ghiacciai si riscaldano in fretta e pullulano di microplastica

Allarme Artico: i ghiacciai si riscaldano in fretta e pullulano di microplastica

Quello del riscaldamento globale è di certo uno dei problemi più sentiti e preoccupanti degli ultimi decenni per quanto riguarda la salute del nostro pianeta. L’innalzamento costante delle temperature nel corso di questi anni continua a incidere non poco sulla natura terrestre e, di conseguenza, sulle nostre stesse vite.

Gli effetti del global warming interessano l’intero globo e si estendono, inevitabilmente, anche in quei luoghi cruciali per gli equilibri dell’ecosistema terrestre. Uno di questi è l’Artico, meglio noto con il nome di Polo Nord, particolarmente esposto alle conseguenze dei cambiamenti climatici.

Secondo gli ultimi studi effettuati dal consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), infatti, gli sterminati ghiacciai presenti nella regione si starebbero surriscaldando più velocemente di qualsiasi altra area del pianeta. Nello specifico, la temperatura delle acque che costeggiano il ghiaccio del polo si riscalderebbe di 4,3 gradi ogni dieci anni. Un aumento che mette a repentaglio la conservazione del sistema.

L’aumento maggiore si registra proprio sulle coste, inevitabilmente esposte al contatto con i mari. Anche la temperatura dell’aria che si respira nell’Artico aumenta vertiginosamente con rischi impattanti. Si parla, infatti di circa 3 gradi in più soltanto nell’ultimo decennio. Tutto ciò contribuisce al conseguente restringimento dei ghiacci.

Questi effetti sono visibili, ad esempio, anche sui fiordi norvegesi che non si gelano più come in passato nemmeno nella stagione fredda. Come se non bastasse, l’Artico deve far fronte anche ad un altro problema di carattere ambientale, quello legato all’accumulo di microparticelle di plastica.

Secondo un recente studio effettuato dagli scienziati tedeschi dell’istituto di ricerca polare e marina Alfred Wegener, i detriti di plastica presenti negli oceani si riverserebbero nell’Artico a cause della spinta delle correnti di superficie. Nondimeno, poiché si tratta di particelle di modestissime dimensioni, le plastiche possono essere facilmente ingerite dai microrganismi dell’area.

L’aumento di questi detriti è dovuto in buona parte alla spazzatura galleggiante e dalle sempre più frequenti attività di navigazione e pesca – quest’ultima non sempre legale – nelle zone a ridosso del mar glaciale artico. Con il contemporaneo scioglimento dei ghiacciai, queste microparticelle vengono poi rilasciate nuovamente nelle acque con il rischio della creazione di un vero e proprio mare di plastica.