“Vostro figlio è ancora vivo, datemi i soldi o morirà”: riduce sul lastrico genitori di vittima ‘lupara bianca’

“Vostro figlio è ancora vivo, datemi i soldi o morirà”: riduce sul lastrico genitori di vittima ‘lupara bianca’

MESSINA – Un’assurda estorsione, fatta di minacce fisiche e pressioni psicologiche, è quella che è stata bloccata dai carabinieri del comando provinciale di Messina che, su richiesta della locale procura della Repubblica guidata dal Procuratore Capo Emanuele Crescenti, hanno arrestato Francesco Simone, 44 enne di Basicò. L’uomo, infatti, è considerato gravemente indiziato del reato di truffa aggravata nei confronti dei due anziani, genitori di una vittima di “lupara bianca” il cui corpo non è stato mai ritrovato.

Le indagini sono scaturite dalle dichiarazioni rese, ai carabinieri della stazione di Montalbano Elicona, da una donna che aveva avuto una relazione sentimentale con Simone, la quale ha raccontato una storia all’apparenza inverosimile.

La donna, infatti, ha dichiarato ai carabinieri che Simone, da oltre 10 anni, intratteneva contatti, con cadenza giornaliera, con i genitori dello scomparso Domenico Pelleriti, cui aveva fatto credere che il figlio era residente al Nord Italia e gli ha richiedeva del denaro da inviare al figlio per le cure mediche di cui necessitava. L’ex compagna di Simone ha aggiunto che quest’ultimo, per convincere gli anziani a consegnargli il denaro, li ha spesso ingannati simulando al telefono di essere il loro figlio camuffando la sua voce.

Una storia assurda che puntualmente negli anni è culminata con il ritiro personale da parte di Simone del denaro “estorto” presso l’abitazione che puntualmente gli consegnavano convinti di aiutare  loro figlio. Talvolta invece si faceva lasciare il denaro nella cassette della posta di una casa cantoniera.

 

Nel dramma della sparizione del figlio, vissuto dagli ormai anziani genitori della vittima, si è inserito l’indagato Simone, il quale, per oltre un decennio, approfittando del dolore dei coniugi, ha messo in scena una teatrale tragedia, al fine di indurre gli anziani al pagamento costante di somme di denaro, facendo loro credere che il loro figlio scomparso  fosse invece vivo e malato, ricoverato in un imprecisato luogo di cura e che dal di denaro dei genitori dipendesse la sua sopravvivenza.

I genitori dello scomparso, vivendo uno stato emotivo straziante, da parte loro hanno “realmente” creduto che il loro figlio fosse vivo ed in pericolo e che la sua incolumità dipendesse esclusivamente dal loro denaro che fornivano attraverso l’indagato. Temevano che l’interruzione del rapporto con il SIMONE Francesco avrebbe causato, come conseguenza, l’interruzione del rapporto con il figlio Domenico il quale non solo era molto malato ma era anche in fuga dalla vendetta della mafia e, pertanto, per salvarlo hanno dilapidato, negli anni, ogni loro risorsa economica.

Sono bastati 15 giorni per denunciare e documentare ben 11 consegne di denaro a Simone da parte dei genitori, ottantenni, e della zia (86enne) di Pelleriti.

Le consegne di denaro, proprio come nel racconto della donna, sono avvenute per la maggior parte dei casi davanti l’abitazione dei coniugi, dove l’arrestato, passando a bordo delle propria auto, li recuperava direttamente abbassando il finestrino dell’auto. In altre occasioni, invece, l’indagato, nel timore di essere seguito dalle Forze di Polizia, faceva nascondere ai coniugi il denaro all’interno di una cassetta postale della casa cantoniera nei pressi di un’abitazione a lui in uso.

Si è inoltre verificato come i coniugi Pelleriti, che vivono esclusivamente della loro pensione di braccianti agricoli,  versino ormai da anni in situazione economica drammatica, essendo stati spogliati di ogni loro bene e denaro, tanto che gli stessi si sono disfatti anche di un immobile ed alcuni terreni e successivamente, in preda alla disperazione, sono stati costretti a contrarre debiti per soddisfare le richieste di Simone, il quale nel corso degli anni gli ha sottratto oltre 200 mila euro.