Rapine e violenza inaudita: il “modus operandi” dei barcellonesi, terrore di imprenditori e commercianti

Rapine e violenza inaudita: il “modus operandi” dei barcellonesi, terrore di imprenditori e commercianti

MESSINA – Ampia e articolata è stata l’operazione annunciata questa mattina che ha consentito di “decapitare” il clan dei barcellonesi. Nel novero delle attività del clan figurerebbero estorsioni, violenze, rapine e il possesso di un vero e proprio arsenale di armi.

Come emerge dall’odierna ordinanza di custodia cautelare, il sodalizio criminale, avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo e dalla condizione assoluta di assoggettamento ed omertà che ne scaturiva, programmava e commetteva delitti della più diversa natura, contro la persona, il patrimonio, la pubblica amministrazione, l’ordine pubblico ed altro.

L’obiettivo fondamentale era quello di acquisire, in forma diretta ed indiretta, la gestione ed il controllo di attività economiche, di appalti pubblici, di profitti e vantaggi ingiusti per l’associazione.

Per raggiungere questi fini l’organizzazione, come già accennato, si avvaleva di un consistente arsenale di armi micidiali, necessarie al clan per affermare il controllo criminale nell’area e non ha mai esistato a mettere in atto violenze nei confronti dei pochi che osavano rompere il diffuso muro di omertà relativo alle estorsioni contro gli imprenditori locali.

Sono circa una trentina gli episodi estorsivi ricostruiti dalle indagini. A tal riguardo, si evidenza che alcuni degli odierni arrestati – sebbene già condannati e sottoposti a misure di sicurezza ovvero attualmente sottoposti a sorveglianza speciale – si dedicavano stabilmente al racket delle estorsioni.

Il modus operandi prevedeva, dapprima, il rilascio di una bottiglia con liquido infiammabile vicino la saracinesca dell’esercizio commerciale e, successivamente, “l’avvicinamento” da parte di alcuni degli arrestati per richiedere il pagamento del “pizzo”, da corrispondere, di norma, in occasione delle festività di Natale, Pasqua e Ferragosto. Come è emerso dalle indagini, inoltre, oggetto delle estorsioni, talvolta, non era il solo “pizzo”, ma anche quello di subentrare nei lavori pubblici, imponendo agli imprenditori titolari degli appalti, il sub-appalto in favore delle ditte controllate dagli esponenti dell’associazione.

In certi casi, infine, alcuni titolari di un esercizio commerciale sono stati vittime di rapina a mano armata col fine di finanziare il gruppo barcellonese.

Tra gli episodi più eclatanti si segnalano: oltre una ventina di commercianti – di genere di ogni specie (dal più piccolo esercizio commerciale ai più rilevanti) e  una decina di imprenditori vittime di costanti episodi estorsivi.

Tre degli arrestati quest’oggi, in un’occasione, hanno selvaggiamente picchiato un imprenditore edile che aveva osato “pretendere” il legittimo pagamento a fronte di una precedente fornitura di calcestruzzo in favore di uno degli associati. Altra attività rilevante, è stata quella dell’imposizione, attraverso una società di comodo operante nel settore della vigilanza privata, della servizio di controllo a tutti i vivaisti del comprensorio barcellonese (in particolar modo del Comune di Terme Vigliatore), oppressi dai continui furti.

Nell’ambito dell’indagine, è emerso anche il movente della brutale aggressione avvenuta, nel settembre del 2017, in pieno giorno e nel centro della città di Barcellona Pozzo di Gotto nei confronti di un professionista barcellonese, il quale si era “permesso” di denunciare un’estorsione commessa ai suoi danni da tre membri dell’associazione, successivamente condannati per tale reato alla pena di oltre 8 anni di reclusione.

È stato accertato che l’associazione aveva nella sua disponibilità enormi quantità di armi da sparo, comuni e da guerra. Infatti, sono stati ritrovati nell’ambito delle indagini – in due distinte perquisizioni nel territorio di Barcellona Pozzo Di Gotto – due consistenti arsenali di armi appositamente reperite ed occultate dagli appartenenti all’associazione, al fine di garantirsi il pieno controllo del territorio.

In particolare sono stati trovate 4 pistole semiautomatiche ed un revolver di grosso calibro, 2 fucili a pompa e un fucile mitragliatore da guerra unitamente a centinaia di munizioni di vario genere e calibro.

Nel corso delle indagini sono state individuate due società, riconducibili a 5 esponenti dell’associazione, che, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale, erano state attribuite fittiziamente a 2 prestanome – incensurati – quali teste di legno. In particolare era stata trasferita in un caso la disponibilità del compendio aziendale e, nell’altro, era stato affidato in locazione un ramo d’azienda.

Tra i personaggi colpiti dal provvedimento emergono le figure – fra le altre – del noto Antonino Merlino, che si è reso responsabile di varie estorsioni ai danni di commercianti del luogo per trarne il sostentamento proprio e quello della famiglia barcellonese e di Francesco Salamone, eletto consigliere di maggioranza nelle elezioni amministrative del giugno 2013 nell comune di Terme Vigliatore, in una lista civica locale, e successivamente sospeso da quella carica dal luglio 2016, poiché colpito da misura cautelare nell’ambito dell’operazione “Triade”.