Palermo, controlli per lavoro nero, denunce e recupero contributi INPS

PALERMO – I carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro e del comando provinciale di Palermo, nell’ultima settimana hanno continuato nell’azione di verifica e controllo del mondo del lavoro a Palermo, Valledolmo, Capaci e Carini.

Nel corso dei servizi finalizzati al contrasto del lavoro “nero” nella Conca d’Oro e dintorni, sono stati sottoposti a vigilanza ispettiva varie aziende fra edilizia e commercio: 1 a Valledolmo, 1 a Carini, 1 a Capaci e 5 a Palermo.

I carabinieri hanno complessivamente: ispezionate 8 aziende e verificate 21 posizioni lavorative; scoperto 6 lavoratori del tutto privi di tutela assicurativa e previdenziale, ovvero completamente “in nero”; intimato la sospensione dell’attività imprenditoriale in 2 attività commerciale di pertinenza delle 2 ditte ispezionate, nella prima a Carini per avere impiegato 4 lavoratori su 4 in nero, nella seconda a Capaci per avere impiegato 2 lavoratori in nero su 6 .

Per sospendere l’attività imprenditoriale la percentuale di lavoratori in nero dev’essere pari o superiore al 20% della forza lavoro presente.

I carabinieri hanno deferito alla Procura della Repubblica di Termini Imerese: un datore di lavoro titolare di impresa edile per avere mancato di formare, informare e sottoporre a visita medica il lavoratore dipendente; un coordinatore sicurezza responsabile di non avere verificato l’idoneità delle ditte ad operare in cantiere e al loro coordinamento, nonché di avere redatto un piano di sicurezza e coordinamento non idoneo a tutelare la sicurezza fisica dei lavoratori; due lavoratori autonomi, poiché privi della prevista visita medica.

E’ stato deferito, invece, alla Procura della Repubblica di Palermo un datore di lavoro di esercizio commerciale per avere impiegato un impianto di video sorveglianza senza accordo sindacale, né autorizzazione della direzione territoriale del Lavoro di Palermo.

I commercianti sospesi, per riaprire le attività, hanno subito ottemperato alle prescrizioni regolarizzando i dipendenti in nero e versando parte delle sanzioni amministrative per un totale di 3900,00€: dovrà inoltre versare i contributi previdenziali e assistenziali obbligatori non corrisposti ai 6 operai, oltre a corrispondere una maxi sanzione di 4000€ per ogni lavoratore scoperto “in nero”.

A conclusione delle attività intraprese sono state contestate sanzioni amministrative per complessivi 25.000,00€ e ammende pari a 38.579,00€: il “lavoro nero” allorché emerge costa di più del lavoratore tutelato a norma di legge.