“Papà, vieni qua”, gli sparò all’addome: i dettagli dell’omicidio. Arrestato il figlio

“Papà, vieni qua”, gli sparò all’addome: i dettagli dell’omicidio. Arrestato il figlio

BARRAFRANCA – I militari della Stazione Carabinieri di Barrafranca (Enna), ieri pomeriggio, hanno arrestato Giuseppe Spataro, 34 anni, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa lo scorso 9 gennaio dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Enna, su richiesta della Procura della Repubblica presso il suddetto Tribunale, che ha concordato con le risultanze investigative dei militari della Compagnia Carabinieri di Piazza Armerina.

Giuseppe Spataro è ritenuto pienamente responsabile dell’omicidio del proprio padre Salvatore, avvenuto a Barrafranca nell’abitazione familiare nella tarda mattinata del 7 ottobre 2017.

In quella data, i militari della Compagnia Carabinieri di Piazza Armerina, intorno alle ore 12,45, sono intervenuti a Barrafranca all’interno di un’abitazione dove era stata segnalata la presenza di un uomo ucciso in seguito a colpi d’arma da fuoco e di un altro rimasto ferito. I primi riscontri hanno permesso di identificare l’uomo deceduto in Salvatore Spataro, pensionato di 68 anni, incensurato di Barrafranca, mentre l’uomo ferito nel figlio di quest’ultimo, Giuseppe, di anni 34, anch’egli incensurato.

Giuseppe Spataro, 34 anni

Giuseppe Spataro, 34 anniGià da una prima ricostruzione dei fatti si era potuto riscontrare che il figlio, intorno alle 12,30, aveva esploso un colpo di fucile semiautomatico calibro 12 contro il padre, colpendolo al torace, per poi rivolgere contro se stesso l’arma, esplodendo ulteriori due colpi che lo hanno ferito all’addome e alla mandibola. Successivamente, personale del 118, lo ha trasportato all’Ospedale Sant’Elia di Caltanissetta, dove è stato ricoverato in prognosi riservata e sottoposto ad intervento chirurgico.

A seguito di successive meticolose indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Enna e condotte dall’Aliquota Operativa della Compagnia di Piazza Armerina e dai colleghi della Stazione di Barrafranca, sono state raccolte numerose e concordanti prove, suffragate anche dall’esame dei reperti biologici e balistici prelevati durante il sopralluogo nella scena del delitto, dalle dichiarazioni dei testimoni presenti, nonché dall’esame autoptico effettuato sul corpo della vittima.

Pertanto, si è riusciti a ricostruire in modo dettagliato la dinamica dell’evento criminoso che ricalca quello che già era stato desunto nell’immediatezza dell’evento. In particolare, Giuseppe, dopo aver scritto nella sala da pranzo un bigliettino, “È tutta colpa mia, magari avrei ascoltato mio padre”, e averlo riposto nella tasca dei pantaloni, è salito al piano superiore dove, all’interno di un armadio, erano custodite alcune armi di famiglia regolarmente denunciate e, imbracciato un fucile semiautomatico Benelli, ha chiamato il padre, il quale, non appena entrato nella stanza, è stato colpito mortalmente al torace. Subito dopo, Giuseppe si è sparato, ma non è riuscito a suicidarsi.

L’arrestato, che nel frattempo ormai da qualche giorno era stato dimesso dall’ospedale, dopo le formalità di rito, è stato sottoposto agli arresti domiciliari a disposizione dell’Autorità Giudiziaria mandante.