La mafia tunisina e l’Isis

La mafia tunisina e l’Isis

PALERMO – L’arresto di stamani di 15 malviventi tunisini e italiani a Palermo apre scenari inimmaginabili sulle minacce terroristiche e non solo, da parte dell’ Isis, nei confronti dei Paesi europei. Dovevano scappare dalla Tunisia dove vivevano braccati. Volevano approdare in Sicilia, a Marsala, e da qui verso il Nord Europa. In Italia, però, bisognava stare molto accorti perché si correva il rischio “di essere respinti per terrorismo”. Così, gli arrestati, dallo scorso mese di gennaio, erano nel mirino della Guardia di Finanza. Organizzazioni criminali tunisine, con l’appoggio di delinquenti locali e di una donna toscana, Simonetta Sodi di Firenze, organizzavano tratte di esseri umani e carichi di sigarette, da porti tunisini verso le spiagge di Marsala, su appositi e attrezzati gommoni che nel giro di poche ore riuscivano a compiere il tragitto.

Dalle intercettazioni delle Fiamme gialle, pare che il traffico di esseri umani riguardasse terroristi della Jihad islamica, i quali appena giunti in Sicilia, dovevano essere spediti nel Nord Europa, perché in Italia facilmente individuabili.

Il traffico degli emigrati dal Nord Africa in Sicilia e gli atti terroristici in Europa, ma fuori dall’Italia, hanno qualcosa in comune? A quanto pare si! Tutto lascia supporre che l’intensificarsi delle ondate migratorie degli ultimi anni faccia comodo al Califfato dell’Isis, nel cercare di destabilizzare economicamente, produttivamente e socialmente l’intera Comunità europea.

Solo una piccola percentuale di emigrati proviene dalle regioni mediorientali in guerra, la maggior parte “scappa” dagli Stati sub sahariani africani. In Italia non conviene affatto effettuare attentati terroristici perché viene considerata una perfetta zona franca per consentire alla Jihad di poter tranquillamente usare le basi logistiche per le proiezioni operative in Europa.

Altro punto interrogativo inquietante riguarda la cifra di 6 mila euro che ci vogliono per “le spese di viaggio” per ogni emigrante, specie se pensiamo alle dichiarazioni del procuratore Zuccaro, quando affermò che il fenomeno migratorio in Italia avrebbe potuto provocare un grave dissesto economico. La massa emigratoria africana, quindi, si trova economicamente in una posizione agiata, oppure c’è qualcun altro che finanzia e assoggetta questi poveri disgraziati in una forma di schiavitù moderna, per fini tutt’altro che umanitari, ma per cercare di avviare un progetto molto vicino all’idea del Procuratore capo di Catania e a libanizzare l’Europa intera?

Giuseppe Firrincieli