Sicilia, il privilegio (o il problema) di chiamarsi Matteo

Sicilia, il privilegio (o il problema) di chiamarsi Matteo

PALERMO – Il nome “Matteo” in Sicilia è diventato un vero e proprio rompicapo, non ne possiamo più, più o meno, sulla bocca di tutti circola da Palermo a Catania, da Trapani a Ragusa, da Agrigento a Siracusa, da Messina a Caltanissetta passando per Enna. Non ci bastava già di averne qualcuno da far paura e qualcun altro dall’altra sponda, dedito a mandare alla sbarra, persino, politici della prima ora come se non bastassero tutti quelli della seconda ora.

Ed ecco che negli ultimi quattro anni arrivano nell’Isola emigranti “Matteo” che non vengono dal Nord Africa o dal Medio Oriente, ma dal Nord Italia, come banditori, in versione nostrana: “bravi vanniaturi” pronti a caricarci di promesse. Un Matteo, con il fazzoletto bianco e rosso, perché cattocomunista, pronto a prometterci fior di euro per realizzare infrastrutture ed un altro col fazzoletto verde sbandierando, da Palermo a Catania, che la Sicilia con lui, finalmente dopo 150 e passa anni, diventerà italiana, rimangiandosi l’appellativo di Nordista occupante e colonizzatore e ormai contrario alle affissioni dei cartelloni del 2001: “Forza Etna vedrai che ce l’ha fai; Vesuvio, adesso pensaci anche tu!”.

Ma torniamo al primo Matteo che, anche se non ha raggiunto il record della latitanza, è sulla buona strada, tutti lo cercano ma nessuno lo trova, i malpensanti dicono che sicuramente fa comodo a qualcuno molto in alto, oppure che l’antagonismo per la sua cattura, tra le Forze dell’Ordine, provoca un piccolo lungo ritardo nei lavori di cattura. Il secondo Matteo, questa volta con la “Di” davanti, lascia la Procura di Palermo verso la Direzione Nazionale Antimafia della Capitale, dopo avere accusato il suo capo, il procuratore Lo Voi, di averlo sommerso di fascicoli di poco conto, come furti e rapine e costringendolo a non occuparsi più di indagini eclatanti sui mafiosi, come “la Trattativa Stato-Mafia”.

Il terzo Matteo, detto il nordista “Dei Medici” , anche se prima ci ha allettato con l’appuntamento del G7 di Maggio a Taormina e consegnando il Quirinale ad un altro Matteo … beh … scusate il lapsus freudiano con tutti questi Matteo, ma siamo sempre vicini a quel nome: “Mattarella”, non è stato affatto creduto dai siciliani, tanto che gli hanno votato persino contro all’ ultimo referendum e la risposta da parte sua è stata chiara: “Siciliani! Buttatevi a mare”. Per il quarto Matteo, detto il giovane Giussano (Alberto da Giussano, a cui fanno riferimento, come loro eroe, i leghisti di Milano, sarebbe Il mitico condottiero del carroccio milanese che fece sbandare a Legnano il possente esercito tedesco del Barbarossa, nel 1176, e con ogni probabilità non è mai esistito. Non ce n’è traccia nelle cronache contemporanee) ci hanno pensato, invece, i cugini partenopei nell’ultima sua visita a Napoli, a rendergli la pariglia, anche se poverino, lui non può caricarsi delle colpe dei suoi avi; quando è stato affisso Il manifesto citato in precedenza, lui ancora aveva i calzoni corti.

Comunque il siciliano ormai è stanco dei “racconta balle della politica” e delle promesse da marinaio, oltretutto ci basta la nausea per i politici nostrani, poi con gli ultimi in passerella, i siciliani, quest’anno, non andranno in ferie in estate, ma sicuramente a ottobre, in concomitanza con le elezioni regionali.

Giuseppe Firrincieli