Caccia: le ragioni degli animalisti e il rischio ambientale per la Sicilia

Caccia: le ragioni degli animalisti e il rischio ambientale per la Sicilia

CATANIA – Caccia sì, caccia no. Ogni anno l’eterno dibattito sulla validità e necessità (o meno) della caccia si ripropone puntuale all’apertura della stagione venatoria. Il via ufficiale è stato dato il 18 settembre, ma in Sicilia, come in altre 16 regioni, le doppiette hanno iniziato a sparare già dal primo settembre per via della “preapertura” concessa. Una decisione che ha sollevato non poche polemiche.

Anche se ai più può apparire anacronistico parlare ancora oggi di caccia (secondo gli ultimi dati Eurispes il 68% degli italiani è contro la pratica venatoria), lo scontro è quanto mai vivo.

In Italia sono circa 700 mila i cacciatori, poco più dell’1% della popolazione, in diminuzione nel numero e in aumento per età media; 34mila sono siciliani. Si stima che a causa dei loro colpi ogni anno cadano decine di milioni di animali. Eppure non si riesce a calcolare con precisione il numero reale a causa delle falle del sistema venatorio. Una correzione in tal senso è arrivata grazie alla modifica della legge 157 sul tesserino venatorio che tutte le Regioni stanno apportando. La Sicilia ha approvato la modifica con un decreto del 9 agosto firmato dall’assessore regionale all’agricoltura Antonello Cracolici che stabilisce che “la fauna selvatica stanziale e migratoria abbattuta deve essere annotata sul tesserino venatorio subito dopo l’abbattimento”.

Ma non è una misura sufficiente. Contro la pratica venatoria si batte da sempre il WWF, in prima linea per favorire misure di conservazione della fauna selvatica, “un patrimonio indisponibile dello Stato, tutelato nell’interesse nazionale ed internazionale”, come sottolineato nel testo della legge 157/92.

Forte è stato il monito lanciato dall’associazione ambientalista contro la “preapertura” della stagione venatoria: “Nonostante le evidenze scientifiche e le normative europee che non consentono la caccia nel periodo di fine estate, nel nostro Paese si continua ad autorizzare l’uccisione di animali selvatici proprio quando questi sono più vulnerabili. Alla strage di migliaia di animali dichiarati cacciabili dalle Regioni bisogna aggiungere il disturbo alle specie non cacciabili e le numerose uccisioni ‘accidentali’ (molte specie possono essere confuse) o, peggio, veri e propri episodi di bracconaggio”.

Anche la Commissione europea ha spesso richiamato, con l’avvio di procedure di infrazione,  l’Italia per la concessione della “preapertura” della stagione venatoria. In Europa, infatti, la caccia è vietata in periodi delicati come appunto la fine dell’estate, quando le specie migratrici devono prepararsi ai lunghi voli di ritorno verso i luoghi di svernamento dovendo affrontare, inoltre, la scarsità di acqua e cibo a causa delle siccità estive e degli incendi.

Un problema che riguarda molto da vicino la Sicilia: attraverso una nota il presidente del Wwf Sicilia Centrale e rappresentante del Wwf Italia nel Comitato regionale faunistico-venatorio, Ennio Bonfanti, sottolinea come “nel pieno di una devastante stagione di incendi dolosi (la Sicilia è la regione italiana più colpita dall’inizio dell’anno con 10.258 incendi) che stanno massacrando il territorio regionale ed in particolare le province di Caltanissetta ed Enna, dove si continuano a distruggere le aree protette e i siti naturali più delicati, questa riapertura rischia di rappresentare un ennesimo e duro colpo per la fauna, già stremata dal fuoco”. Le fiamme, infatti, prosegue Bonfanti, “ci lasciano un territorio sconvolto con enormi danni ambientali: deterioramento del suolo, scomparsa di biodiversità, degrado ecologico, disordine idrogeologico, alterazioni e cambiamenti climatici e microclimatici, alterazione del paesaggio e degli ecosistemi”.

Conclude amaro il presidente del Wwf Sicilia Centrale: “Consentire ben 5 mesi di stagione venatoria è una scelta insostenibile che determinerà un impatto ambientale oltremodo pesante”.

Una situazione resa ancor più grave e difficile da gestire a causa di un deficit di controlli che, come ricorda il Wwf, sono “sempre più scarsi e inefficaci per la prevenzione e la deterrenza rispetto ai reati venatori; situazione in peggioramento anche a causa dei vari ‘riordini’ che interessano le Polizie Provinciali e il Corpo Forestale dello Stato”.